Non si può definire esaltante l’inizio d’anno per i grandi Paesi esportatori del Nuovo mondo. Sul segmento bottiglia gli unici in buona salute, ma senza grandi sfavilli, sono gli argentini e gli americani, mentre al profondo rosso australiano, che ormai non è più una novità, si aggiunge anche il Cile.
Cile, salvato dall’Asia
Venendo all’imbottigliato, quelli messi peggio sono i cileni, che vedono un calo delle spedizioni del 13% a volume, ma soprattutto dell’8% a valore, a poco meno di 300 milioni di dollari. Calo dovuto a un rialzo dei listini medio del 3%, a 3,24 dollari al litro. La stessa dinamica offrono i vini confezionati (tetra e altri packaging), scesi del 13% e dell’8%. Vanno male le cose sul primo mercato di destinazione, gli Usa, calati del 10% a valori. Qui i vini cileni sono stati penalizzati da un brusco aumento del prezzo medio di vendita, passato a 3,48 dollari, per un aumento annuo del 7%. Non va meglio la situazione in UK, dove nonostante i listini siano stati tenuti fermi (-1%), i cali sono superiori al 15%. Lo stesso dicasi per la Germania e un po’ per tutto il continente europeo, che ha ridotto gli ordinativi del 14%. Le uniche soddisfazioni per i vini cileni arrivano dal Sudamerica, in particolare il Brasile (+8%), ma soprattutto dal continente asiatico, che cresce di oltre il 20% in volume e fatturato. A tirare la volata sono Giappone (oltre il 30% di crescita), la Cina (+30% sulla colonna valori) e la Corea del Sud (+6%), dove in vini cileni spuntano uno dei prezzi medi più alti in assoluto, quasi 5 dollari al litro.
Argentina, le sorprese in UK e Cina
Vanno meglio dei cileni sicuramente, ma anche le bottiglie argentine non hanno fatto grandi passi avanti. Sul volume si è stabili, mentre una discreta crescita si è avuta a valori (+7%), per un prezzo medio lievitato del 6%, a 4 dollari tondi. Le notizie migliori arrivano dal mercato britannico, dove il balzo a valori è stato del 25%, per un prezzo medio salito del 12%, a 3,66 dollari al litro. L’Inghilterra ha abbondantemente superato il mercato brasiliano, pur in crescita nel primo trimestre dell’anno. Ottime notizie arrivano dal fronte asiatico, e in particolare dalla Cina, mercato che le cantine di Mendoza stanno cominciando seriamente a puntare: in tre mesi fatturato salito del 45%, balzo che consente di superare il Giappone. Dopo la Svizzera (mercato in calo per gli argentini), è la Cina a pagare di più: 4,52 dollari al litro, un buon motivo per andarci con sempre maggiore decisione. Stabili infine le cose in Usa, primo mercato, dove si cresce solo a valori (+5%), e Canada (+2%).
Stati Uniti, si ferma tutta l’Asia
Tengono le esportazioni di vino in bottiglia a stelle e strisce: grazie a una limatura generale dei listini (-2%,a 4,52 dollari al litro), gli americani incamerano una piccola crescita sia valori (+3%) che a volumi (+5%). Vanno più che bene le cose sul primo mercato di destinazione, il Canada (oltre il 20% di crescita, grazie a un taglio dei prezzi del 5%) e si raddrizzano le performance nella ricca Germania, dove la limatura dei listini è stata tra le più robuste (-14%). Fermo il mercato inglese, seconda piazza di approdo per gli americani, ma soprattutto fermi i contratti con l’Estremo oriente, con Hong Kong e Cina che fanno una vera e propria inversione a U. Pechino fa -13% a valori e addirittura -27% a volumi, la città-stato invece addirittura -35% a valori e -14% sui volumi. Male anche la Corea del Sud, che ha ridotto volumi e spesa.
Australia, meno male c’è Pechino
I cali sulle spedizioni in bottiglia degli australiani non stupiscono più nessuno. Con i prezzi che continuano a salire, anche se in maniera meno burrascosa dei mesi passati (+2%), i canguri vedono scendere ancora sia i volumi (+11%), che gli incassi (-9%). Male, malissimo gli Stati Uniti e l’Inghilterra, diventati ormai approdo sicuro solo per le cisterne. In ritirata le spedizioni in Canada e in Nuova Zelanda. Dove ritrovano il sorriso le cantine di Canberra? Nella vicina Cina, sicuramente, che si è portata a casa l’11% di vino in più pagandolo il 20% sopra il prezzo dell’anno passato (6,32 dollari). E a ruota a Hong Kong, dove però la crescita a volumi del 27% la si paga abbastanza caro, con un calo nella prezzo medio del 24%. Le migliori performance arrivano dal Giappone: anche qui si taglia il prezzo del 10%, ma i guadagni lievitano di ¼.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati istituti di statistica nazionali
L’analisi completa, con il dettaglio dell’export per Paesi di destinazione, sfuso e bottiglia, sul Corriere Vinicolo n. 25, in uscita il 25 giugno