Con la fine di agosto è partita la vendemmia delle uve destinata a produrre l’Alta Langa, il prestigioso spumante metodo classico che nasce sulle colline più alte del Piemonte, nella fascia preappenninica che corre tra le province di Cuneo, Asti e Alessandria. Una vendemmia particolare, che è partita con i Pinot nero delle quote più basse – comunque sopra i 250 m.s.l.m., come prescrive il disciplinare – e promette di durare a lungo, forse fino alla fine di settembre, ma mano che andranno a maturazione le uve Pinot Nero e Chardonnay alle quote più elevate. Anche perché le uve per produrre l’Alta Langa, docg dal 2010, vengono vendemmiate tutte a mano in cassette forate.
Il clima degli ultimi giorni, caldo e soleggiato di giorno, fresco e ventilato di notte, è molto favorevole su tutta la zona e promette bene per i frutti che fin qui si sono conservati sani e belli, ad eccezione di una piccola parte dell’Alta Langa Astigiana che ha subito qualche grandinata. “Siamo in ritardo di 10-15 giorni rispetto all’anno scorso – dice Giulio Bava, della Giulio Cocchi spumanti di Asti e da qualche mese presidente del Consorzio di Tutela Alta Langa – ma ci aspettiamo un leggero incremento in quantità, attorno al 5-10%”.
Per Giulio Bava è la prima vendemmia da presidente e non nasconde l’orgoglio di condurre questo piccolo gioiello dell’enologia piemontese, nato negli anni ’90 da un caparbio progetto sperimentale teso a riconfermare la vocazionalità al metodo classico dei territori coinvolti. Oggi, con circa 80 Ha di vigneti a disposizione – 12 dei quali non ancora in produzione – e circa 600 mila bottiglie di produzione potenziale, il Consorzio può gestire un bel patrimonio e guardare al futuro con prudente ottimismo, anche considerando il trend positivo del mercato delle bollicine. “Con i nostri ritmi di crescita ci vorranno 140 anni per diventare come il Franciacorta – sorride il presidente – ma non abbiamo fretta, il nostro obbiettivo è di fare spumante di alta qualità. Per il momento vogliamo fare grande immagine e non grandi numeri”.
E in effetti qualcosa sta cambiando attorno all’Alta Langa. “Sta cambiando perché è in crescita, ci sono nuovi produttori che cercano nuove terre e noi auspichiamo l’ingresso nel Consorzio di nuovi produttori. Ma c’è anche un’altra questione – aggiunge -. Qui da noi tutti i vini piemontesi che ci sono nelle carte dei ristoranti hanno una denominazione. Unica eccezione sono gli spumanti, dove i marchi hanno sempre contato più dei territori. La disattenzione più grave dei produttori è stata di non avere mai legato i prodotti al territorio».
E in effetti bisogna ammettere che alcuni grandi marchi piemontesi dello spumante hanno sempre puntato più sulla loro storia che sul territorio.
“Noi invece abbiamo “cercato” il territorio originale – sottolinea con incisività – 50 Ha di vigneti sperimentali in Italia non sono mai stati fatti. Un lavoro che ha portato dati certi: solo dopo oltre 10 anni di ricerca e sperimentazione, con il prodotto in cantina, si è chiesta la denominazione. Questo ha dato grandissima credibilità ai vitigni e all’Alta Langa. E noi vogliamo sottolineare la singolarità e la storicità di questo vino”.
Certo, con le finestre strette aperte dalla Regione sui reimpianti, l’incremento di superficie per l’Alta Langa resterà molto limitato: 12 Ha sul 2013, 6 Ha sul 2014 e 6 Ha sul 2015. Alta Langa è in crescita continua e controllata, ma essendo un processo molto lento va programmato molto tempo prima. Anche se non vorremmo che si fermasse mai”, dice.
D’altra parte anche lo spumante cresce di pari passo. “Produciamo unicamente millesimato, con una permanenza minima sui lieviti di 30 mesi. Questo alza molto l’asticella – qui il presidente sorride di nuovo – praticamente non esiste lo spumante di base. Stiamo ancora maturando le riserve. Ad esempio, noi vendiamo adesso il 2007 e nella recente degustazione al congresso Assoenologi, tra i grandi rossi piemontesi, il vino più maturo era proprio un Alta Langa».
E il mercato come reagisce? “Ci riserva sempre una bella accoglienza. C’è un grande interesse nella storia che c’è dietro, poi prevale il piacere della scoperta di un grande vino. Per chi vuol farsi un’idea complessiva c’è un’ottima occasione alla Douja d’Or di Asti, fino al 15 settembre. La CCIAA di Asti ci dedica un’intera sezione della manifestazione enologica, dove sono in degustazione gli Alta Langa di tutte le aziende associate al Consorzio”. E dove, naturalmente, l’Alta Langa si beve in “Grande”, il calice ideato appositamente da Giugiaro per il prestigioso metodo classico piemontese.