Oltre 80 milioni di dollari di importazioni di vino in bottiglia, 13 milioni di vino spumante. Sono i numeri dell’Angola “vinicola”, Paese dominato dai portoghesi, che qui detengono il 90% del mercato, retaggio di una dominazione coloniale che fa oggi di questo Paese ancora una succursale di Lisbona, almeno per quanto riguarda il commercio di vino. Il recente sviluppo economico del Paese è invece dovuto agli ingenti investimenti cinesi, che in cambio dello sfruttamento delle risorse energetiche hanno avviato un piano di sviluppo infrastrutturale imponente, fenomeno che ha contribuito ad abbattere della metà il tasso di disoccupazione.
Se i portoghesi dominano, ben poco rimane agli altri Paesi: sporadiche presenze dei francesi (al 5% sul totale import bottiglia), dei sudafricani e dei cileni, impalpabile la presenza italiana.
Stessa musica sul fronte bollicine, mercato cresciuto di sei volte negli ultimi sette anni, dove il Portogallo esporta merci per circa 9 milioni di dollari di valore, contro i 4 della Francia. Anceh qui, inesistente o quasi la spumantistica italiana.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Dogane angolane