Dopo aver analizzato l’export dei vini fermi Dop e Igp per price point (vedi), ci dedichiamo all’analisi dei vini con le bollicine.
Come sappiamo, gli spumanti sono quelli con la dinamica di crescita più ampia di tutto il comparto vino Italia: tra 2010 e 2014 si è arrivati al raddoppio dei fatturati (840 milioni di euro). Chi ha portato più giovamento alla categoria è il segmento tra 3-4 euro al litro, che fa il 50% del totale, con 400 milioni di euro contro i 190 del 2010. Asciugate le fasce immediatamente inferiori, in particolare quella basic, ridottasi da un peso del 18% al 4%, mentre quella tra 2 e 3 euro al litro è rimasta più stabile in termini monetari (120 milioni di euro circa), ma complice l’aumento straordinario visto per la fascia superiore, il peso in termini percentuali si è ridotto della metà (al 14%). Cresce – ed è fenomeno degli ultimi due anni – anche la fascia tra 4 e 5 euro al litro, balzata a 192 milioni di euro, così come quella sopra 5, arrivata a sfiorare i 100 milioni, per una quota raddoppiata all’11%.
Veniamo ai frizzanti: ovviamente, rispetto allo spumante le fasce di prezzo sono più basiche, ma anche qui si va verso una riqualificazione dell’offerta, con la fascia basic (sotto i 2 euro per litro) ridottasi da un ingombrante 71% a un più ragionevole 31%, il che è stato dovuto a un dimezzamento dei fatturati, scesi da 200 a 100 milioni. Prende quota invece la fascia immediatamente superiore (2-3 euro), passata da poco meno di 70 milioni del 2010 ai 209 del 2012. Nell’ultimo anno il suo rallentamento in termini di vendite (una trentina di milioni in meno) ha comportato una decrescita di tutta la categoria, passata da 364 a 344 milioni di euro. In crescita anche le fasce superiori, in particolare quella tra 3 e 4 euro, passata dal 4% di quota del 2010 al 12% del 2014.