A differenza del primo trimestre, dove il mercato tedesco presentava molte ombre, anche o soprattutto per l’Italia, che ne costituisce il maggiore fornitore, a giugno assistiamo a una certa ripresa delle importazioni, specialmente sull’imbottigliato (dove vengono ricompresi anche i frizzanti, che per noi da queste parti non sono poca cosa): da un -5% del primo quarto si passa a +5%, con l’Italia che fa passare aumenti di listino dell’8%, ammortizzando così la scarsa progressione a volume e chiudendo il semestre a 319 milioni di euro, equivalenti a un bel +10%.
Sul lato spumanti invece rimettiamo dietro gli spagnoli, che erano schizzati al secondo posto a marzo, ma per entrambi si sta giocando in un agone in perdita: oltre il 20% a volume, con passivo anche sui valori, più accentuato per i Cava. Ripartono gli spumanti francesi, che raddrizzano il -18% di marzo.
Tornando al segmento bottiglia, detto di una Francia che non brilla, quello che desta più di una sorpresa è il dato spagnolo: a marzo stavano attorno a -15%, adesso si ritrovano in terreno positivo, addirittura a +11%, con volumi in progressione del 15% e prezzi medi tagliati del 4%, mentre l’Italia rincara dell’8%. Per il resto dei fornitori, stabili gli americani, in forte progressione gli austriaci (ma venivano da un 2013 sottotono), mentre è buio per sudafricani e semioscurità per i cileni.
Chiudiamo con lo sfuso: si veniva da un anno, il 2013, di forte richiesta di prodotto, con impennate sui prezzi importanti. E si è ritornati alla normalità: il totale mercato taglia i costi del 18%, ovvero 13 centesimi netti in meno al litro, di cui 17 quelli lasciati dall’Italia, tornata sui 56 centesimi. Altri 21 di centesimi ne perde la Spagna, che orbita attorno ai 42 centesimi/litro ed è l’unica – avendo prodotto in abbondanza – a incrementare le forniture (+22%). Stabili risultano gli acquisti dalla Francia, in calo quelli dal Nuovo mondo.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istituto statistica tedesco