Lo scorso 5 ottobre è stata siglata la Trans-Pacific Partnership (TPP), un accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti e altri undici paesi (Australia, Nuova Zelanda, Canada, Messico, Cile, Perù, Giappone, Singapore, Malesia, Sultanato del Brunei e Vietnam). L’accordo dovrà ora essere ratificato a livello locale dai diversi paesi che vi hanno aderito.
Il TTP è stato accolto con soddisfazione da parte della Winemakers’ Federation of Australia (WFA), quale strumento che permetterà di far crescere le esportazioni di vino australiano nel mondo e che attirerà investimenti.
Secondo quanto dichiarato del Presidente della WFA, Tony D’Aloisio, l’accordo promette di “livellare il campo di gioco” per i dodici paesi che vi hanno aderito, destinazioni che lo scorso anno hanno contato per il 45% (cioè per 837 milioni di dollari) nelle esportazioni di vino australiano.
In particolare con il TTP, il vino australiano potrà giovare delle seguenti opportunità:
– eliminazione delle tariffe sul vino verso il Messico tra 3-10 anni (ora sono al 20%)
– eliminazione delle tariffe sul vino verso il Canada dall’entrata in vigore dell’accordo (dazi che fino ad ora erano tra 1,87 e 4,68 dollari per litro; si noti che la definizione di tale accordo tra i due paesi non è stata facile, come avevamo raccontato ad esempio qui).
– eliminazione delle tariffe sul vino verso il Perù entro 5 anni
– eliminazione delle tariffe sul vino verso la Malesia entro 15 anni
– eliminazione delle tariffe sul vino verso il Vietnam entro 11 anni.
A proposito della firma del Trans-Pacific Partnership è intervenuto nei giorni scorsi anche il Presidente dell’Unione Italiana Vini, Domenico Zonin, (si veda qui), invitando il Governo italiano a “pigiare l’acceleratore insieme alla UE” affinché vengano presto conclusi gli accordi bilaterali con Usa e Giappone, senza i quali vi è il rischio di vedere vanificati gli sforzi per tutelare e affermare le specificità del sistema vino italiano.
FEB