A dispetto delle stime, che tutte concordemente davano un anno sì regolare, ma attorno ai 45 milioni di ettolitri, le dichiarazioni di produzione uscite da Agea nei giorni scorsi danno un’altra fotografia del vigneto italiano. Che nel 2013 mette in cantina oltre 53,6 milioni di ettolitri di vino e mosti, equivalenti a un aumento del 19% rispetto al 2012, ovvero 8,5 milioni di ettolitri in più: quanto l’intero Sudafrica, tanto per intenderci.
E’ – la 2013 – la vendemmia più abbondante in assoluto dal 2000, quando i 50 milioni di ettolitri furono superati altre 5 volte.
Il top produttivo spetta quest’anno alla Puglia, che con 10,6 milioni di ettolitri (+37%) sorpassa il Veneto (+10% a 10 milioni tondi). In grande crescita tutte le altre grandi regioni: dall’Emilia (+22%) alla Sicilia (+29%), passando per i +16% e +13% di Abruzzo e Piemonte. In calo invece le produzioni di Friuli Venezia Giulia (-6%), Lazio (-4%) e Campania (-10%).
Giova ricordare che nei dati delle dichiarazioni Agea sono calcolati i volumi di vino e mosto dichiarati nel quadro G, provenienti sia da produzione propria, sia da acquisti di vino e prodotti a monte del vino (mosto, MC e MCR) provenienti da altre regioni o Paesi.
Fonte: dichiarazioni di produzione Agea
I dati parlano da soli. Non è possibile effettuare determinate coltivazioni quando le condizioni di territorio, climatiche e risorse naturali non sono to tal men te consone a tale prodotto e tanto vale anche per altri prodotti della terra.
E’ indispensabile assegnare a determinati territori le colture più idonee per evitare “interventi” di sostegno che
hanno formato – in passato e in atto – le ” CATENE DI SANT’ANTONIO ” e l’agricoltore ha contribuito con un esoso costo e un miserevole odore di ristoro. PIU’ SERIA DISCIPLINA PER UNA PIU’ SERENA VITA DI CHI LA DEDICA ALL’ATTIVITA’ AGRICOLA. Sarebbe opportuno – a subordinato parere dello scrivente – che si affiancassero tutte le tabelle di produzione dei vari prodotti rilevando – dal confronto verticale e orizzontale – le differenze fra territori e, di certo, ne verà fuori una indicazione ineludibile della migliore produzione a più basso costo e maggior reddito pro-capite degli addetti. E’ pur vero che tanto può trovare effettivo riscontro se non vi sono zecche o sanguisughe ma collaboratori animati dal portare avanti l’AGRICOLTURA alla pari o meglio e di più di altri settori.
Mi sia consentito sottolineare che la iscrizione a qualunque sito “debba” (consentitemi tale verbo) essere possibile ad ogni cittadino che opera in agricoltura senza divieti per coloro che non sono direttamente interessati.
Ho 81 anni, a vent’anni sono entrato nell’Ente di Riforma Fondiaria Puglia. Lucania e Molise, ho contribuito di buona lena a costituire cooperative agricole : vinicole, olearie, frutticole e casearie ma non sapevo che potesse crescere e svilupparsi il tarlo dovuto principalmente ai colori delle cooperative e alle inevitabili battaglie non disgiunte da una bassissima cultura associativa. CONFRONTO SI, BATTAGLIE NO. Mi fermo perchè mi viene da piangere. Il maggiore impegno è stato nel vinicolo e caseario per cui sono rimasto impietrito di fronte all’accesso riservato ai produttori di vino !!!!!.
Sono avido di ” sapere “. Peppinodituri