Il Credito Emiliano (Credem) ha organizzato, insieme a ISMEA e Vignaioli Piemontesi, un convegno ad Asti intitolato “Prospettive e problemi del settore vitivinicolo piemontese”.
A iniziare gli interventi è stato Piero Attilio Bianco, professore di Patologia vegetale all’Università di Milano, che ha approfondito il tema della Flavescenza dorata. Al quesito “possiamo sconfiggere la Flavescenza dorata?” non ha dato una risposta definitiva. Le variabili da cui dipende tale eventualità sono molte e al momento la ricerca non può sciogliere le sue riserve. Piuttosto, i danni del patogeno possono essere limitati coordinando gli interventi principali, il monitoraggio, la diagnostica precoce, gli interventi mirati e le indagini a largo raggio.
Interessante è stato l’intervento di Tiziana Sarnari, analista di mercato di ISMEA per vino e olio, che ha esaminato i dati economici del settore riferiti a produzione, prezzi e tendenze di mercato. Quanto alla produzione, è significativo l’andamento del 2012, con una riduzione generalizzata, al punto che siamo di fronte a uno dei primi anni in cui a livello globale si potrebbe avere un risultato di parità tra produzione (248 milioni di ettolitri) e consumo (242 milioni di ettolitri). Una situazione che trova conferma sia in Italia che nel panorama piemontese, con riduzione produttiva stimata nell’8%. Per la prima volta si starà sotto i 40 milioni di ettolitri.
Quanto ai prezzi, si nota un generale incremento delle quotazioni all’origine e questo è un dato positivo per la produzione, ma può diventare critico per l’incremento dei costi a carico degli imbottigliatori.
Dal punto di vista del mercato, si segnalano vari fattori favorevoli oltre a quelli già citati (la minore produzione 2012 e l’aumento dei prezzi all’origine): le minori giacenze e la costante fiducia dei mercati esteri.
Per contro, vanno segnalati alcuni elementi negativi: i maggiori costi di produzione per gli imbottigliatori, un export in diminuzione per la quota in volume (soprattutto per i vini sfusi) e alcune debolezze strutturali (la polverizzazione delle imprese e la mancanza di una politica del settore).
Stimolante, infine, si è rivelato l’intervento di Attilio Scienza, che per una volta ha svestito i panni del professore di viticoltura all’Università di Milano per cimentarsi in una complessa analisi culturale e sociologica del settore vitivinicolo e al ruolo di protagonista che potrebbe svolgere nella società moderna. In particolare ha ipotizzato il rilancio della vitivinicoltura europea attraverso la piena valorizzazione dei vitigni indigeni, la promozione autorevole del territorio e la cancellazione di quello che ha definito “il marcatore gustativo collettivo” favorito dalle Guide dei vini e l’abbandono della normalizzazione sensoriale in atto in una società che tende a banalizzare e appiattire ogni produzione.
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