L’introduzione del prezzo minimo per gli alcolici è uno dei progetti allo studio del governo inglese volto a ridurre i problemi alla salute derivati dall’abuso nel consumo di alcol; a questo proposito l’Office of Fair Trading (OFT), ente governativo non ministeriale garante del rispetto della concorrenza e del diritto dei consumatori nel Regno Unito, ha espresso in una nota alcune preoccupazioni per le eventuali conseguenze, non intenzionali, derivanti dall’attuazione di tale provvedimento.
La fissazione di un prezzo minimo dovrebbe portare, infatti, come auspica il governo, a un aumento del prezzo degli alcolici a basso costo tale da diminuirne la domanda ma, rovescio della medaglia, potrebbe generare anche, come suggerito da uno studio indipendente dell’Università di Sheffield, un aumento degli introiti per i rivenditori che sarebbero così incentivati a vendere di più proprio gli alcolici a basso costo.
Diversamente invece, suggerisce l’OFT, un aumento della tassazione andrebbe a vantaggio dello stato più che dei rivenditori privati.
L’OFT ha espresso inoltre anche la preoccupazione sulle conseguenze a lungo termine che le restrizioni sui prezzi minimi di vendita dei prodotti potrebbero avere sui consumatori e sulla produttività nel settore retail.
Studi internazionali hanno dimostrato che provvedimenti come ad esempio il divieto di vendere sottocosto possono avere un impatto negativo sulla produttività e generare svantaggi per i consumatori. La nota dell’OFT cita a questo proposito il caso dell’Irlanda dove nel 2005, a causa del divieto di vendita a basso costo, le famiglie spesero circa 500 euro in più nel corso dell’anno per l’acquisto di prodotti al dettaglio.
Se attuata singolarmente dunque, la norma che fissa un prezzo minimo per gli alcolici non avrebbe un impatto significativo sulla produttività ma, legittimando un intervento sul controllo dei prezzi nel libero mercato, potrebbe portare in futuro a possibili richieste di provvedimenti simili da parte dei rivenditori in altri settori del commercio, richieste cui il governo avrebbe particolare difficoltà a opporsi. Ciò potrebbe dunque avere conseguenze significative sul lungo periodo.
Dal punto di vista del diritto invece, a parere dell’OFT, la fissazione di un prezzo minimo per legge non sarebbe incompatibile con la legge inglese sulla concorrenza, tuttavia potrebbe non essere compatibile con le normative europee; in Scozia, infatti, in seguito all’approvazione nel maggio scorso da parte del Parlamento dell’Alcohol Minimum Pricing Bill (ne abbiamo parlato qui), la Scotch whisky industry ha intrapreso un’azione legale in opposizione alla fissazione del prezzo minimo di 50p per unità alcolica, rivolgendo anche una denuncia in merito alla Commissione Europea; ciò potrebbe pertanto condizionare l’introduzione del prezzo minimo su tutto il territorio del Regno Unito.
FEB