Il tempo passa e l’industria del vino degli Usa se ne sta rendendo conto. Se è vero, infatti, che da molti anni il mercato del vino negli Stati Uniti si regge sui principalmente consumi da parte dei Baby boomer (a oggi ancora il 40% della base clienti), coloro che sono nati dopo la seconda guerra mondiale cominciano, nell’età della pensione, a diminuire i loro consumi. Così le strategie di marketing, volte a mantenere in crescita un settore che vale 33 miliardi di dollari, aprono ai giovani, gli appartenenti alla Millennial Generation.
Sugli scaffali americani troviamo oggi, vicini ai classici Chardonnay, Pinot e Cabernet prodotti più “aggressivi”, creati nel gusto e nella presentazione proprio per attirare i più giovani. E pazienza se i consumatori più adulti storceranno il naso davanti ad etichette che ritraggono Pin Up, bionde per i bianchi e more per i rossi: business is business.
Ci sono poi manifestazioni create ad arte per i giovani. È il caso, ad esempio di Wine Riot,
appuntamento itinerante tra le più grandi metropoli degli Stati Uniti che si propone di far conoscere il vino ai giovani americani mettendo insieme stand di degustazione e musica ad alto volume mixata da dj alla moda. Naturalmente Wine Riot ha un App per smartphone dedicata, dove gli utenti possono trovare le schede di vini, scambiarsi nella community pareri attraverso commenti e “mi piace”, rimanere informati sugli eventi in programma.
Basterà questo per accattivarsi l’interesse dei giovani americani oggi attratti soprattutto dalle birre artigianali e dai cocktail? Tentar non nuoce.
FEB