Pinot grigio a basso grado naturale: ricerca e tecniche agronomiche per rispondere al climate change
Su Il Corriere Vinicolo n. 39/2025, un contributo firmato da ricercatori dell’Università di Udine e del VCR Research Center analizza come cloni e tecniche agronomiche possano favorire la produzione di Pinot grigio a basso grado naturale, in risposta ai nuovi trend e al climate change
December 11, 2025
2 minuti
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Pinot grigio a basso grado naturale: ricerca e tecniche agronomiche per rispondere al climate change
Ridurre il grado alcolico senza rinunciare a equilibrio e qualità è una delle sfide più complesse per la viticoltura italiana in questa fase segnata da cambiamenti climatici, nuovi stili di consumo e crescente attenzione per il segmento no/low alcol. Ne Il Corriere Vinicolo n. 39 dell’8 dicembre 2025, Paolo Sivilotti, Alessandro Pichierri, Giacomo Masutti, Massimo De Candido e Lorenzo Tosi presentano un progetto che affronta il tema alla radice, prendendo come caso studio il Pinot grigio delle Venezie Doc e interrogandosi su come genetica, gestione del vigneto e scelte agronomiche possano contribuire in modo decisivo alla produzione di vini a basso grado naturale.
Il punto di partenza è chiaro: la domanda di vini a ridotta gradazione cresce, soprattutto tra Millennial e GenZ, mentre l’Italia si confronta con una normativa rinnovata che apre ai vini dealcolati ma che, per evidenti limiti legati alle indicazioni geografiche, non può esaurire il tema. Da qui la necessità di esplorare una seconda via: intervenire direttamente in vigneto per contenere l’accumulo zuccherino, evitando gli squilibri che deriverebbero da vendemmie troppo anticipate e salvaguardando al tempo stesso qualità e tipicità.
Il progetto, promosso dal Consorzio del Pinot grigio delle Venezie Doc con il coinvolgimento dell’Università di Udine e del VCR Research Center, valuta il comportamento di diversi cloni di Pinot grigio e l’efficacia di tecniche come la defogliazione apicale e i trattamenti a base di caolino. Le microvinificazioni condotte a 16 °Brix e le valutazioni sensoriali preliminari offrono riscontri incoraggianti: la combinazione genetica–tecnica agronomica sembra in alcuni casi in grado di contenere il grado alcolico senza penalizzare eccessivamente freschezza, equilibrio acido o potenziale qualitativo.
L’interesse dello studio va però oltre il caso specifico: la ricerca mette in discussione il concetto tradizionale di crop load, suggerendo che la risposta al climate change debba fondarsi su strategie di gestione della chioma più mirate, su una modulazione dell’efficienza fotosintetica e su scelte clonali più consapevoli.
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