Vino: settore in tenuta nei bilanci 2024, ma soffrono le medio-piccole

Nel 2024 il settore vitivinicolo italiano mostra segnali di tenuta, ma con forti disparità dimensionali: le grandi imprese crescono, mentre le medio-piccole faticano. È quanto emerge dall’analisi sui bilanci 2024 curata da Studio Impresa e Corriere Vinicolo, presentata oggi all’Università di Verona. Unione Italiana Vini rilancia l’importanza di efficienza, managerialità e aggregazioni come leve strategiche per la competitività.

Data:

November 14, 2025

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4 minuti

Argomenti:

Vino, i numeri dei bilanci 2024: l’analisi di Studio Impresa e Corriere Vinicolo presentata all’Università di Verona

VINO: SETTORE IN TENUTA NEI BILANCI 2024, MA SOFFRONO LE MEDIO-PICCOLE. L’ANALISI DI STUDIO IMPRESA SUL CORRIERE VINICOLO

FRESCOBALDI (UIV): EFFICIENZA, CRESCITA DIMENSIONALE E AGGREGAZIONI LE PAROLE CHIAVE

CASTAGNETTI (STUDIO IMPRESA): MAGGIOR ANALISI E LETTURA MANAGERIALE PER REAGIRE A DIFFICOLTÀ

(Verona, 14 novembre 2025). Un 2024 in lieve crescita, ma non per tutti. È questa l’istantanea scattata dall’annuale report sui bilanci delle imprese del vino stilato da Studio Impresa – Management DiVino in partnership con il Corriere Vinicolo, che ha fotografato da un lato un mondo del vino capace di adattarsi strategicamente ad un contesto sempre più difficile e, dall’altra, un settore che avanza a diverse velocità. Se è vero che l’ultimo esercizio si è chiuso con un complessivo +2% dei ricavi (+0,7% al netto dell’inflazione) sui risultati 2023 e con un Ebitda al 10,5% in miglioramento del 7,4%, 415 imprese sulle 877 analizzate hanno perso redditività. E le performance sembrano variare soprattutto in base alla dimensione delle imprese. Stando allo studio - presentato oggi all’Università di Verona e pubblicato integralmente sul Corriere Vinicolo (n.36 - link) -, a registrare i risultati migliori (+8,4% l’aumento sui volumi dei ricavi nel triennio 2022-2024) sono infatti le grandi imprese con più di 50 milioni di ricavi che, pur rappresentando solo il 6,27% del campione, realizzano più della metà dei 13,4 miliardi di euro complessivamente registrati dall’indagine per il 2024. Seguono in terreno positivo le imprese con dimensioni di vendita comprese tra i 20 e i 50 milioni di euro (+4,5%), mentre diminuiscono molto (-9,9%) le aziende della fascia compresa tra 10 e 20 milioni di euro. Le imprese sotto i 10 milioni di euro, pur arginando le perdite nel triennio, rappresentano il 71% del campione ma esprimono solo 17% dei ricavi del comparto. Una correlazione, quella tra dimensioni e reattività alle sfide del mercato, che si registra anche in termini di redditività: le dinamiche sull’Ebitda risultano quasi proporzionali alla dimensione delle imprese, con le piccole che perdono terreno anche sul fronte dei margini. Le realtà più piccole, con ricavi inferiori ai 5 milioni di euro e compresi tra 5 e 10 milioni, registrano nel triennio le contrazioni più marcate (rispettivamente -16,4% e -6,4%). Al contrario, evidenziano un incremento significativo della redditività le imprese di dimensioni medio-grandi (ricavi tra 10 e 20 milioni, a +9,1%) e con fatturati superiori ai 50 milioni (+4,9%). Le aziende con fatturati tra 20 e 50 milioni restano sostanzialmente stabili, con una lieve flessione (-1,2%).

“Da tempo Unione italiana vini rilancia la necessità di una riforma strutturale del settore per sostenere la competitività dell’intero comparto – ha sottolineato il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi –. In attesa di poter rinnovare l’attuale assetto normativo, gli obiettivi aziendali dovranno concentrarsi sull’efficienza della propria impresa, che in periodi delicati come questo diventa decisiva. I dati evidenziano la necessità di lavorare in generale sulla managerialità ma anche sulla dimensione delle nostre imprese in un’ottica di razionalizzazione delle risorse e sostenibilità economica. Piccolo è bello è uno slogan che dobbiamo lasciare al passato: le imprese tricolori – che hanno una superficie media del vigneto di 2,3 ettari contro i 10,5 francesi – devono puntare a un ulteriore irrobustimento, perché è chiaro che le dimensioni contano anche in ottica di attivazione di economie di scala. L’auspicio – ha concluso Frescobaldi - è di poter incentivare le aggregazioni, anche con un intervento pubblico”.

“Guardando ai dati 2024, pur consapevoli delle maggiori difficoltà manifestatesi nel 2025, ci auguriamo che il settore vitivinicolo possa diventare un caso emblematico di adattamento dinamico – ha commentato al Corriere Vinicolo Luca Castagnetti, direttore del centro studi Management DiVino di Studio Impresa -. Il mondo del vino non deve limitarsi a resistere alle difficoltà, ma trasformarle in occasioni di riequilibrio e riorientamento. Le strategie vincenti si fondano sulla capacità di cambiare insieme al mercato, anche attraverso una lettura manageriale di maggior dettaglio: il settore ha bisogno di conoscenza e stimoli in grado di orientare le direzioni aziendali che, lo vediamo in questi giorni, stanno affrontando una crisi di mercato che renderà i numeri del 2025 forse molti diversi da quelli qui analizzati”.

A livello regionale – prosegue il dossier del settimanale di Uiv diretto da Giulio Somma –, il Veneto si conferma la prima regione italiana per volumi di ricavi, in crescita del 4,35% sul 2023, ma risulta solo 13^ per redditività (Ebitda 8,72%). Toscana (con un primato regionale stabile irraggiungibile al 21,98%), Lombardia e Piemonte mostrano performance migliori nella generazione di valore, trainate da distretti di eccellenza come Brescia (il distretto del Franciacorta registra un Ebitda del 21,68%) e Livorno (a 53,75% grazie a Bolgheri). 

La ricerca – per il quarto anno in partnership con il Corriere Vinicolo – ha utilizzato i dati presenti nei bilanci del 2024 di mille aziende vinicole depositati presso il Registro delle Imprese alla data del 15 ottobre 2025. Su tali dati è stato individuato un campione di 877 società di cui fosse disponibile l’intera serie dei bilanci 2022-2024 tra tutte le cantine italiane che abbiano ricavi superiori a 1 milione di euro. Lo studio ha incrociato le variabili relative a dimensioni, modello societario (privati e coop), modello di filiera (agricole o industriali) e modello di investimento (asset light o asset strong) per valutare i principali indicatori economici (ricavi, redditività, immobilizzazioni materiali, posizione finanziaria netta, patrimonio netto, valore aggiunto e oneri finanziari). L’appuntamento di oggi è stato realizzato da Studio Impresa assieme all’Università di Verona e all’Accademia della Vite e del Vino.

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Ultimo aggiornamento: November 14, 2025 2:39 PM