Puglia, viticoltura trainante La cornice di Enovitis in Campo 2016 sarà quella della Puglia settentrionale, al centro del Parco rurale dell’Alta Murgia. Ad ospitare la manifestazione l’azienda Torrevento, fondata nel 1948 dalla famiglia Liantonio, promotrice di una politica aziendale volta al recupero della migliore tradizione vitivinicola pugliese. L’incontro con il padrone di casa, Francesco Liantonio, nonché presidente del Consorzio Castel del Monte e di Valoritalia, è occasione per tracciare una panoramica sullo stato di salute della viticoltura pugliese. Dottor Liantonio, per la prima volta Enovitis in Campo sbarca nella sua regione, e in particolare nella sua azienda: perché ha deciso di “ospitare” questa manifestazione?  Ha detto benissimo, sbarca nella nostra Regione… (più che nella mia azienda!): ospitare questa manifestazione significa in primo luogo cogliere – grazie a Unione Italiana Vini e Veronafiere – una grandissima opportunità per la nostra Puglia. Dopo il grande successo dello scorso anno in Sicilia, auspicavamo un coinvolgimento di quella che oggi rappresenta una viticoltura trainante e dalle più grandi potenzialità a livello nazionale, quale è appunto quella pugliese, in un territorio ricco di varietà autoctone oggi sempre più riconosciute e apprezzate a livello mondiale. Il riconoscimento delle 3 Docg – Bombino Nero Castel del Monte rosato (unica Docg in Italia riconosciuta a un vino rosato), Castel del Monte Rosso Riserva, Nero di Troia Castel del Monte Rosso Riserva – rappresenta in modo evidente un livello produttivo di altissima qualità, di perfetta tracciabilità dal vigneto alla bottiglia e la perfetta sintesi, in un contesto ambientale e pedoclimatico perfetto, tra Territorio, Prodotto e Uomo. Torrevento è pertanto particolarmente lieta di ospitare Enovitis in Campo, di mettere a disposizione i suoi oltre 350 filari delle sue vigne di “La Piana”, e cercare di contribuire al successo dell’edizione “pugliese” del 2016.  Come giudica il vigneto pugliese dal punto di vista tecnologico?  Altamente innovativo: la maggior parte dei vigneti viene sempre più gestita con tecniche di viticoltura di precisione (concimazione e gestione della chioma a rateo variabile) per ottenere le migliori selezioni di grappoli e quindi elevata qualità dei vini.  L’obiettivo più importante è l’aumento di attività biologica del suolo e uso di concimi organo-minerali a base di torba umificata finalizzati alla valorizzazione del terroir di quelle che sono le migliori aree viticole in Puglia: Castel del Monte e Murgia, area centrale del Primitivo, area meridionale del Salento.  Ed è proprio quello che stiamo facendo nei nostri vigneti di proprietà.  Quali sono secondo lei i bisogni di innovazione più urgenti del vigneto pugliese? Ci sono zone che hanno potenzialità di sviluppo ulteriore nei prossimi anni? Credo che il vigneto pugliese abbia i medesimi bisogni del vigneto Italia: viticoltura di precisione, riduzione dei trattamenti, valorizzazione dei vitigni autoctoni che siano fortemente identitari di un territorio, qualità, tracciabilità. Non credo ci siano zone particolari in Puglia con più potenzialità rispetto ad altre, l’intera Puglia ha delle enormi potenzialità, credo che questo sia solo l’inizio di un percorso che in primis deve essere di piena consapevolezza dell’immenso patrimonio produttivo e poi di sviluppo sostenibile finalizzato alla qualità e in seguito di promozione e comunicazione. Se proprio dovessi indicare un’area in particolare, mi soffermerei sulla vitivinicoltura di altura: colline a circa 400-500 m s.l.m. con una tipologia di terreno calcareo argilloso e condizioni climatiche ideali.  A livello generale, qual è lo stato di salute della vitivinicoltura pugliese? Negli ultimi anni vi è stata una forte perdita di superficie, ma di recente sembra essere in atto una sorta di ripresa, trainata dalle giovani generazioni, e il livello qualitativo medio delle produzioni è in continua crescita. È uno stato di salute assolutamente buono che può tendere all’ottimo… Con grande piacere e soddisfazione sto assistendo a un cambio generazionale nella gestione del vigneto Puglia, vedo giovani agronomi preparati e disponibili alla sperimentazione e alla ricerca. Che è quello che sto cercando di portare avanti ormai da anni alla Torrevento e nelle nostre vigne. Spero in ulteriori conversioni di tendoni finalizzati a una produzione di “quantità” in colture invece destinate a produrre “qualità”, il tutto al fine del recupero di quanto purtroppo è andato “sperperato” per decenni…  Sono estremamente fiducioso… vedo un futuro assolutamente positivo per la Puglia, una risorsa produttiva che può sicuramente far fronte alle richieste di un mercato sempre più esigente, sempre più alla ricerca dell’identità territoriale, un mercato sempre più da garantire. E l’unico modo è offrire qualità.e dalle grandi potenzialità

Puglia, viticoltura trainante La cornice di Enovitis in Campo 2016 sarà quella della Puglia settentrionale, al centro del Parco rurale dell’Alta Murgia. Ad ospitare la manifestazione l’azienda Torrevento, fondata nel 1948 dalla famiglia Liantonio, promotrice di una politica aziendale volta al recupero della migliore tradizione vitivinicola pugliese. L’incontro con il padrone di casa, Francesco Liantonio, nonché presidente del Consorzio Castel del Monte e di Valoritalia, è occasione per tracciare una panoramica sullo stato di salute della viticoltura pugliese. Dottor Liantonio, per la prima volta Enovitis in Campo sbarca nella sua regione, e in particolare nella sua azienda: perché ha deciso di “ospitare” questa manifestazione? Ha detto benissimo, sbarca nella nostra Regione… (più che nella mia azienda!): ospitare questa manifestazione significa in primo luogo cogliere – grazie a Unione Italiana Vini e Veronafiere – una grandissima opportunità per la nostra Puglia. Dopo il grande successo dello scorso anno in Sicilia, auspicavamo un coinvolgimento di quella che oggi rappresenta una viticoltura trainante e dalle più grandi potenzialità a livello nazionale, quale è appunto quella pugliese, in un territorio ricco di varietà autoctone oggi sempre più riconosciute e apprezzate a livello mondiale. Il riconoscimento delle 3 Docg – Bombino Nero Castel del Monte rosato (unica Docg in Italia riconosciuta a un vino rosato), Castel del Monte Rosso Riserva, Nero di Troia Castel del Monte Rosso Riserva – rappresenta in modo evidente un livello produttivo di altissima qualità, di perfetta tracciabilità dal vigneto alla bottiglia e la perfetta sintesi, in un contesto ambientale e pedoclimatico perfetto, tra Territorio, Prodotto e Uomo. Torrevento è pertanto particolarmente lieta di ospitare Enovitis in Campo, di mettere a disposizione i suoi oltre 350 filari delle sue vigne di “La Piana”, e cercare di contribuire al successo dell’edizione “pugliese” del 2016. Come giudica il vigneto pugliese dal punto di vista tecnologico? Altamente innovativo: la maggior parte dei vigneti viene sempre più gestita con tecniche di viticoltura di precisione (concimazione e gestione della chioma a rateo variabile) per ottenere le migliori selezioni di grappoli e quindi elevata qualità dei vini.  L’obiettivo più importante è l’aumento di attività biologica del suolo e uso di concimi organo-minerali a base di torba umificata finalizzati alla valorizzazione del terroir di quelle che sono le migliori aree viticole in Puglia: Castel del Monte e Murgia, area centrale del Primitivo, area meridionale del Salento.  Ed è proprio quello che stiamo facendo nei nostri vigneti di proprietà. Quali sono secondo lei i bisogni di innovazione più urgenti del vigneto pugliese? Ci sono zone che hanno potenzialità di sviluppo ulteriore nei prossimi anni? Credo che il vigneto pugliese abbia i medesimi bisogni del vigneto Italia: viticoltura di precisione, riduzione dei trattamenti, valorizzazione dei vitigni autoctoni che siano fortemente identitari di un territorio, qualità, tracciabilità. Non credo ci siano zone particolari in Puglia con più potenzialità rispetto ad altre, l’intera Puglia ha delle enormi potenzialità, credo che questo sia solo l’inizio di un percorso che in primis deve essere di piena consapevolezza dell’immenso patrimonio produttivo e poi di sviluppo sostenibile finalizzato alla qualità e in seguito di promozione e comunicazione. Se proprio dovessi indicare un’area in particolare, mi soffermerei sulla vitivinicoltura di altura: colline a circa 400-500 m s.l.m. con una tipologia di terreno calcareo argilloso e condizioni climatiche ideali. A livello generale, qual è lo stato di salute della vitivinicoltura pugliese? Negli ultimi anni vi è stata una forte perdita di superficie, ma di recente sembra essere in atto una sorta di ripresa, trainata dalle giovani generazioni, e il livello qualitativo medio delle produzioni è in continua crescita. È uno stato di salute assolutamente buono che può tendere all’ottimo… Con grande piacere e soddisfazione sto assistendo a un cambio generazionale nella gestione del vigneto Puglia, vedo giovani agronomi preparati e disponibili alla sperimentazione e alla ricerca. Che è quello che sto cercando di portare avanti ormai da anni alla Torrevento e nelle nostre vigne. Spero in ulteriori conversioni di tendoni finalizzati a una produzione di “quantità” in colture invece destinate a produrre “qualità”, il tutto al fine del recupero di quanto purtroppo è andato “sperperato” per decenni… Sono estremamente fiducioso… vedo un futuro assolutamente positivo per la Puglia, una risorsa produttiva che può sicuramente far fronte alle richieste di un mercato sempre più esigente, sempre più alla ricerca dell’identità territoriale, un mercato sempre più da garantire. E l’unico modo è offrire qualità.e dalle grandi potenzialità

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