Cambiano le dinamiche dei consumi di vino in Italia: cambiano le tipologie, le modalità e la frequenza, si polarizzano le fasce d’età. Nel giro di tre anni, tra 2008 e 2011, il vino da una parte guadagna 400.000 consumatori (28,8 milioni nel 2011), ma ne perde per strada oltre un milione di quelli regolari e quotidiani, fermi a 12,7 milioni di persone (-5%), “travasati” nella categoria irregolari, cresciuta dell’8%,a 16 milioni di persone (+1,2 milioni).
Tra i regolari, la gran parte sono rappresentati da coloro che consumano uno-due bicchieri al giorno (11 milioni di individui, calati del 4%), mentre una quota residuale – poco più di 1 milione e mezzo di persone, soprattutto over 65 – sta sopra il mezzo litro al giorno (-15% rispetto al 2008). Globalmente, i consumatori di vino in Italia, percentualmente la metà della popolazione (53%), si possono dividere in due macrocategorie: i consumatori quotidiani, pari a circa il 44% del totale, contro il 56% dei non regolari. Tre anni prima, i non quotidiani avevano 3 punti in meno.
Segmentando per frequenza e fascia d’età, l’85% dei 18-24enni ha un approccio non quotidiano alla bevanda vino, percentuale molto alta (il 70%) anche per la fascia superiore (25-44), mentre divisi a metà sono i 45-59enni. Ordini ribaltati per gli over 60, dove 63 su 100 sono bevitori regolari e quotidiani.
Se è vero che i consumatori quotidiani “core” restano gli over 60, è altrettanto vero che i trend sono in decrescita, ma non solo per questa fascia (e qui entrano in gioco fattori anche economici, visto che il periodo considerato è quello della crisi), bensì e soprattutto per quelle mediane e vitali dal punto di vista lavorativo e quindi del reddito, dai 35 in su, che tra 2008 e 2011 vedono lo stesso fenomeno di abbandono del consumo quotidiano e moderato per spostarsi verso l’occasionalità (vedi grafici). Sembra smontarsi a poco a poco l’assioma che vuole che al crescere dell’età il consumo si normalizzi verso la tradizionalità:
Al settore non resta che interrogarsi su questi fenomeni: se è vero che la portata eccezionale della crisi economica che sta colpendo le famiglie incide sul carrello della spesa, è altrettanto vero che lo spostamento verso consumi saltuari non per forza coincide con una parallela crescita qualitativa del livello di spesa: tra gennaio e marzo di quest’anno in Gdo, secondo Symphony-Iri, il vino in bottiglia 0,75 ha sperimentato una decrescita a volumi del 3%, per un aumento dei valori del 2%. Molto di questo aumento è dato dalla lievitazione naturale dei prezzi partita già dal settore produttivo e travasata dal distributore sullo scaffale. A naso, quindi, quel 2% di crescita, pompato anche da un’inflazione che ha ripreso a galoppare, è azzerato. La conclusione comunque è che si beve meno spendendo di più. Che si spenda meglio è tutto un altro discorso. L’interrogativo da sciogliere alla fine rimane questo: il vino si sta trasformando in un genere voluttuario, ma è una scelta libera o forzata?
Le tabelle complete nella sezione statistiche, riservata agli abbonati Premium. Il servizio integrale, con approfondimenti e le tabelle e i grafici, uscirà sul Corriere Vinicolo n. 19
Consumatori di vino: ripartizione regolari e non regolari per fasce d’età
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istat