Outdoor, tradizionali, enogastronomi e informati: queste le quattro macrocategorie in cui possono essere segmentati gli attuali consumatori di vino, secondo l’analisi dei dati emersi dalla ricerca condotta da Marilena Colussi, sociologa delle tendenze alimentari, e presentata all’ultimo Vinitaly, dedicata a mettere in luce i nuovi comportamenti di acquisto di vino nel canale Gdo. Ricerca svolta in collaborazione con C.R.A. su un campione rappresentativo della popolazione italiana dai 18 anni in su, intervistando nel febbraio 2012 più di duemila italiani. Quattro profili – si diceva – con caratteristiche differenti in termini di personalità, comportamento e livello socio demografico (vedi approfondimento più sotto). “Una base – ha detto la Colussi – che seppur minima potrebbe essere però sufficiente per riposizionare il consumo di vino, favorendone una potenziale ripresa, andando ad agire attraverso adeguati percorsi motivazionali e cognitivi”. Se l’identificazione dei profili è l’atto finale della ricerca, il lavoro mette in luce una serie di altri indicatori che possono essere utili per meglio strutturare l’offerta e il rapporto con i consumatori.
Rapporto di fiducia con la Gdo
Innanzitutto, la Gdo si rivela essere il canale privilegiato per l’acquisto di vino: lo sostiene il 62,9% degli intervistati, seguiti da un significativo 25% di acquisti fatti presso il produttore- cantina/cantina sociale e quindi dal 7,3% in enoteca e dal 5,1% in altri tipi di format (negozi, grossisti, vendita a domicilio e internet, agriturismo).
Inoltre, con la Grande distribuzione c’è un rapporto di fiducia: le si riconosce (78,3%) infatti un’aumentata qualità dei vini venduti.
Interessanti, infine, e degne di una riflessione, le risposte alla domanda “chi ci guadagna di più relativamente al prezzo del vino venduto nella Gdo, tra i vari soggetti coinvolti nella filiera?” : le risposte della maggioranza degli acquirenti vino in Gdo sono state riferite al complesso gruppo dei produttori e imbottigliatori (50%) mentre per il 32,4% sembra essere la Gdo ad ottenere i maggiori profitti.
Voglia di sapere
Di fronte allo scaffale troviamo poi un consumatore attento, consapevole, decisamente interessato ad avere non solo più informazioni, ma anche informazioni nuove: tra i criteri organizzativi dello scaffale si fa avanti (con una quota di preferenza intorno al 9%) l’indicazione dei metodi di coltivazione: biologici, biodinamici, convenzionali, sostenibili… Inoltre, cominciano ad avere una citazione (poco più dell’1% ma c’è) l’indicazione di calorie e nutrienti. Senza trascurare il fatto che l’attitudine più generale del consumatore è ormai sempre più indirizzata a leggere con attenzione gli ingredienti dei prodotti che compra (73,3%).
Questo desiderio di conoscere, fa da specchio a una grande necessità di chiarezza nell’esposizione. Ai primi posti dei criteri espositivi graditi (nei due sotto target analizzati dei bevitori di vino in generale e degli acquirenti di vino nella Gdo) si piazzano: tipologia, provenienza, prezzo. A seguire vitigno, abbinamento gastronomico, grado alcolico, annata. Insomma, i criteri sono molteplici, ma senz’altro emerge che deve essere evitata la confusione e il disorientamento.
Sempre più si orientano verso la bottiglia di vetro da 75 cl (53,5% dei formati acquistati più spesso in Gdo), seguita da un 13% di acquisti di bottiglie di vetro da 1 litro, dal 12,1% di cartoni Brick da 1 litro, da un 10,6% di più grandi formati (dame), dal 6,9% di bottiglioni da 1,5 litri, dal 2,8% di cartoni brick 3×25 cl. (vedi tabella n°5). Il 55,6% degli acquisti di vino effettuati nella Gdo negli ultimi 6 mesi è rappresentato da vini Doc, Docg,Igt, con una significativa quota di acquirenti fedeli a questa tipologia di vini (il 43,2% degli acquisti fatti più spesso).
Buona immagine del vino
Le previsioni di consumo in termini quantitativi sono statiche ma l’immagine del vino gode di buona salute. Il vino italiano viene considerato il migliore (88% di preferenze) ma il vino estero non è più un estraneo, è un’opportunità di tenere alta la voglia di provare e sperimentare espressa dal consumatore.
Il secondo elemento di forte condivisione riguarda l’attenzione alla qualità: per 8 bevitori su 10 – indipendentemente dal luogo di acquisto – è un fattore decisamente importante e per 7 su 10 è altrettanto importante identificare la provenienza. 4 bevitori su 10 dichiarano che quando acquistano un vino badano principalmente alla qualità e non al prezzo e questa attitudine è ancora più evidente per gli acquisti di vino da regalo o da condividere nella socialità sempre più allargata e condivisa. il ruolo dei marchi di certificazione come Doc, Docg, Igt fungono da importanti indicatori qualitativi e di sicurezza, seguiti dal marchio del produttore e dalle informazioni reperibili in primis.
Il rapporto con il vino è tendenzialmente moderato, si tende a un consumo consapevole, e per parecchi consumatori di tipo occasionale. Pesa la dimensione della salute: il 62% pensa che bere vino fa bene.
Sui gusti si nota che la maggioranza tende a bere vini sempre più leggeri ( il 55,2 % dei bevitori italiani intervistati e in particolare il 62% dei bevitori che si definiscono occasionali), mentre tra i vini preferiti dai bevitori di vino al primo posto troviamo in situazione di sostanziale parità il gruppo dei bianchi con spumanti e champagne e dei rossi.
Outdoor, tradizionali, enogastronomi e informati
A ognuno il suo profilo
Quando si parla di bevitori di vino non sono tutti uguali; è stato quindi fatto un lavoro di analisi sui dati e segmentati in termini di comportamento e di atteggiamento e il risultato sono stati quattro profili.
Consumatori outdoor 22,3%
In maggioranza donne, un po’ più giovani. Bevono vino ma prediligono anche la birra, vanno in locali di tendenza, se bevono vino lo preferiscono con un grado alcolico più leggero. Sono infedeli ed esterofili
Consumatori tradizionali 36,8%
Età media più alta (il 33% ha più di 65 anni), attenti al prezzo, più forti nel Centro Italia, anche loro negli ultimi anni stanno bevendo più leggero, più abitudinari, approccio semplice al vino
Consumatori enogastronomi 18,5%
Prevalentemente uomini, fascia d’età tra i 35/44 anni, maggior concentrazione al nord Italia, abbinano con molta competenza il vino alla tavola, sono sperimentatori, vogliano sapere di più, si informano, tendenzialmente bevono strutturato
Consumatori informati 22,4%
Tendenzialmente giovani (1 su 2 ha meno di 44 anni), prevalentemente del Nord, molto informati, vogliono conoscere ma hanno un consumo molto occasionale, particolarmente attenti alla qualità sono disposti a spendere e in futuro sono disposti ad aumentare il proprio consumo.
TUTTE LE TABELLE SONO DISPONIBILI ALL’INDIRIZZO:
https://business.veronafiere.eu/comunicati/vir/tavolecom25marzo.pdf.