I dazi cinesi sul vermut sono aumentati dallo scorso 1° gennaio, passando dal 14% al 30%, come recentemente comunicato dalla
I dazi cinesi sul vermut sono aumentati dallo scorso 1° gennaio, passando dal 14% al 30%, come recentemente comunicato dalla State Council Tariff Commission cinese (riportiamo la notizia da Vino Joy News, importante portale di informazione vinicola per i mercati asiatici).
Al contempo, la Cina ha cancellato la tariffa provvisoria del 5% che fino ad oggi gravava su brandy e whisky; ciò significa che, dal 1° gennaio scorso, questi prodotti sono soggetti a un’aliquota fissa del 10%, in base alla “clausola della nazione più favorita” (MFN).
L’aumento del dazio sul vermut porta l’onere fiscale totale su questo prodotto (dazio + IVA + altre accise) dal 42,13% al 63,22%, con un incremento complessivo di oltre 21 punti percentuali.
Sono escluse dai nuovi dazi le importazioni di vermut provenienti da Australia, Cile e Georgia, grazie agli accordi di libero scambio tra la Cina e questi paesi.
Ad essere maggiormente colpite da questo incremento saranno dunque le importazioni di vermut dall’Italia, che si conferma il principale fornitore della Cina per questo prodotto.
Nel 2024, l’Italia ha infatti esportato in Cina 2.275,84 ettolitri di vermut, per un valore totale di 1,14 milioni di dollari (+41,86% in volume e +67,9% in valore rispetto al 2023). Il marchio più rilevante in questo mercato è Martini, del gruppo Bacardi. Tra gli altri maggiori esportatori in Cina figurano Francia, Spagna, Germania e Moldavia.
Va sottolineato che il vermut rimane un prodotto di nicchia in Cina: rappresenta infatti solo lo 0,15% delle importazioni vinicole totali del paese. Secondo i dati doganali, nel 2024 la Cina ha importato 6.220,66 ettolitri di vermut per un valore di circa 2,5 milioni di dollari (+5,66% in volume e +24,66% in valore rispetto all'anno precedente).
FEB