AI in agricoltura: il lavoro resta centrale
Entro il 2030 saranno creati ben 170 milioni di nuovi posti di lavoro (+14% rispetto alla quota attuale), a fronte dei 90 milioni che andranno persi (-8% rispetto a oggi). A guidare il processo sarà l’avvento del cambiamento tecnologico con l’evoluzione dell’AI generativa e dell’automazione nella maggior parte dei settori produttivi, ma l'agricoltura resterà uno dei comparti più attrattivi per i lavoratori
August 20, 2025
2 minuti

Agricoltura e AI: perché il lavoro umano resta insostituibile
L’automazione sta entrando sempre più prepotentemente nel mondo del lavoro, una rivoluzione che toccherà anche l’agricoltura, pur non mettendo in discussione – al contrario di altri settori – la necessità di lavoratori qualificati. Se infatti tra cassieri, personale amministrativo e grafici saranno oltre 90 milioni i lavoratori nel mondo chiamati a reinventarsi nei prossimi cinque anni con l’avvento dell’AI generativa, per quanto riguarda il settore primario – di cui il comparto vitivinicolo è un segmento prezioso – l’innovazione tecnologica non toccherà le quote di lavoratori impegnati, che anzi aumenteranno. I dati arrivano dal report “Future of Jobs 2025” presentato dal World Economic Forum (Wef) che evidenzia la velocità con la quale il mondo del lavoro sta cambiando, tanto che entro il 2030 dovrebbero crearsi ben 170 milioni di nuovi posti di lavoro (+14% rispetto alla quota attuale), a fronte dei 90 milioni, appunto, che andranno persi (-8% rispetto a oggi).

A guidare il processo sarà l’avvento del cambiamento tecnologico con l’evoluzione dell’AI generativa e dell’automazione nella maggior parte dei settori produttivi, contribuiranno inoltre l’incertezza economica, la transizione verde, le trasformazioni demografiche con l’invecchiamento della popolazione nelle economie sviluppate e, infine, la frammentazione geoeconomica. Mentre i lavoratori a rischio citati in apertura sono chiamati a muoversi velocemente verso l’ampliamento delle proprie competenze, ci sono già indicazioni utili su quelli che saranno i settori a più alto sviluppo, a cominciare proprio dall’agricoltura.
D’altronde la popolazione mondiale è in crescita e quindi la produzione di cibo dovrà essere implementata, così come non saranno sostituibili i posti di lavoro legati a logistica e trasporti mentre, ovviamente seppure solo terza in classifica, ci sarà sempre più bisogno di professionisti quali gli sviluppatori di software. In particolare il report sottolinea come sia necessario per i lavoratori del futuro adattarsi ad una formazione continua focalizzata sulle competenze più richieste, imparando a lavorare con l’AI e studiando l’interazione uomo-macchina, cercando soprattutto di anticipare i trend per avere un vantaggio competitivo in un mondo del lavoro in completa evoluzione.

La filiera agroalimentare continua dunque a creare occupazione, con una domanda crescente di figure qualificate e specializzate. I vigneti, i frutteti e le coltivazioni richiederanno in futuro professionalità che sappiano interpretare i dati forniti da droni e sensori, integrare modelli predittivi sulla gestione delle risorse idriche e adattare le pratiche agricole alle sfide climatiche.
L’AI, dunque, non cancella i lavori tradizionali, ma apre la strada a nuove competenze, generando opportunità per giovani e professionisti in cerca di un settore stabile e innovativo. Il messaggio è chiaro: l’intelligenza artificiale è uno strumento, non un’alternativa. Le aziende vitivinicole italiane avranno sempre bisogno di persone preparate, capaci di interpretare l’innovazione tecnologica per far crescere un settore che nel suo complesso resta colonna portante dell’economia mondiale.
(f.c.)
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