Nel gennaio 2024, la Thailandia ha introdotto un taglio delle accise e una riduzione dei dazi doganali sul vino, nel tentativo di stimolare il turismo e il settore della ristorazione. La misura ha segnato un nuovo passo verso la liberalizzazione delle politiche sugli alcolici, dopo decenni di rigide restrizioni. Già nel 2022 era stato abolito il divieto di vendita pomeridiana di alcolici nei bar e ristoranti (ne avevamo parlato qui).
Uno studio condotto presso la Facoltà di Economia dell’Università Kasetsart di Bangkok ha indagato gli effetti sul mercato di questa riforma fiscale.
Secondo l’analisi condotta dai professori Assis Mana Laksamee-arunothai e Chidtawan Chanakul, la riduzione dei dazi d’importazione ha portato a un incremento delle importazioni di vino del 10% rispetto all’anno precedente e a un notevole incremento dei consumi di vino.
La crescita dei consumi interesserebbe tuttavia soprattutto i vini più costosi, cioè quelli con una fascia di prezzo tra i 3.000 e i 5.000 baht thailandesi (tra i 75 e i 130 euro a bottiglia circa), e cioè quelli che maggiormente hanno goduto del calo dell’accisa, risultando più economici di oltre il 10%. Il consumo di questi vini di lusso si sarebbe addirittura incrementato del 300% nei primi mesi del 2025. Al contrario, la riforma fiscale avrebbe meno favorito i vini più economici, e cioè quelli venduti a meno di 1.000 baht per bottiglia (< 25 euro a bottiglia).
I ricercatori suggeriscono però che la riforma avrebbe portato anche a una consistente perdita per le casse dello Stato e che dalla crescita delle importazioni abbiano tratto vantaggio soprattutto i produttori esteri.
FEB