Lo scenario dei prezzi al consumo assume contorni deflazionistici anche nel reparto enologico, seppure non ancora totalmente definiti.
I dati di giugno, consuntivati dall’Istat nel consueto rapporto mensile sull’inflazione in Italia, restituiscono per vini e spumanti una dinamica tendenziale dei prezzi ancora positiva, ma ormai risicatissima, con l’aumento anno su anno di un solo decimo di punto, calcola l’Istituto nazionale di statistica.
Resta invece negativa l’evoluzione mensile, che conferma la flessione dello 0,1% già evidenziata dalle rilevazioni di maggio, decretando il secondo segno meno dall’inizio del 2016.
È opportuno segnalare che lo 0,1% che misura l’attuale livello dell’inflazione per vini e spumanti rappresenta il peggior risultato da almeno vent’anni, basandosi sulle serie storiche disponibili.
Basti dire che a giugno del 2015 (quindi appena un anno fa) i prezzi crescevano a un ritmo annuo dello 0,6%. Se ci si spinge poi ancora più indietro, fino al giugno 2014, si può osservare una dinamica che appare distante anni luce da quella attuale, pari al più 2,6%.
Da allora gli scenari sono però profondamente mutati. Oggi, a causa della persistente debolezza del quadro economico europeo, peggiorato da Brexit, e della trappola della deflazione, in cui è incappata buona parte dei paesi dell’Eurozona, i tassi di interesse sono negativi e lo resteranno ancora a lungo. Anche le aspettative degli operatori finanziari, che influenzano non poco i mercati, scontano uno scenario di rallentamento degli scambi internazionali e di ulteriore deprezzamento delle principali commodity. Questo basta per spiegare l’evoluzione dei prezzi finali che invece di crescere, come avviene nelle situazioni di normalità, tendono a ridursi.
Si diceva che i contorni deflazionistici non sono ancora ben definiti per il segmento enologico. In effetti il segno meno davanti ai prezzi dei vini analizzati nel loro insieme ancora non si è visto, mentre l’inflazione, quella misurata dall’indice generale dell’Istat dei prezzi al consumo ha chiuso a giugno di nuovo in terreno negativo, con un meno 0,4% che conferma, per il quinto mese consecutivo, la marcia a ritroso del caro-vita.
Non tutti i vini, comunque, si mantengono sopra la linea di galleggiamento. Ci sono già situazioni, nello stesso reparto enologico, di piena deflazione. È il caso dei vini da tavola che a giugno denunciano in media un calo tendenziale dei prezzi dello 0,5%. Le denominazioni d’origine mantengono invece uno scarto positivo, sul giugno 2015, dello 0,6%, affiancato dal più 0,4% degli spumanti.
Qualche preoccupazione, come accennato, emerge però dalle dinamiche mensili dei prezzi al consumo, che certificano uno 0,2% di riduzione per i vini di qualità e uno 0,1% di crescita sia per le etichette da tavola che per gli sparkling.
In generale, spiega l’Istat, la persistenza delle dinamiche deflazionistiche è in gran parte riconducibile all’ampio calo dei prezzi dei beni energetici (-7,5% rispetto a giugno 2015). Resta tuttavia l’evidenza di un’inflazione “di fondo”, quella calcolata al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, in ulteriore rallentamento, scesa il mese scorso al +0,5%, dallo 0,6% di maggio.
p.f.