Dopo Piemonte e Lombardia, passiamo il Garda e approdiamo in Veneto. Principale regione vitivinicola in Italia per volumi produttivi (anche se il primato delle superfici resta indiscussamente della Sicilia), la regione ha vigneti impiantati soprattutto con varietà bianche. Secondo i dati censuari del 2010, queste occupano poco più della metà, il 50,5%, della superficie vitata regionale, per un totale di 39.210 ettari su 77.640. Rilevante anche la quota di uve di altro colore – 6.740 ettari e il 9% – all’interno delle quali ha un ruolo schiacciante il Pinot grigio, con 6.630 ettari. Le varietà nere sono invece circoscritte intorno al 41%, per un totale che sfiora i 31.700 ettari.
* L’uva di altro colore include Pinot grigio e le varietà rosate, secondo la classificazione del Registro nazionale delle varietà di vite
La principale varietà di uva da vino impiantata in Veneto è il Prosecco/Glera: 17.740 ettari, il 23% della superficie regionale, e se si considera anche il Prosecco/Glera lungo 18.470 ettari, il 24%, insomma quasi un quarto del vigneto regionale. Seguono la Garganega, con 10.690 ettari (il 14%), e il Merlot, con il 9.650 ettari (il 12%), ma rilevante è anche la presenza di Corvina e Pinot grigio, impiantati rispettivamente su 7.450 e 6.630 ettari.
Difficile non continuare a scorrere la graduatoria, dato che nelle posizioni successive si trovano comunque vitigni dall’ampia diffusione: il Cabernet Sauvignon, sopra i 3 mila ettari, il Cabernet Franc e lo Chardonnay, rispettivamente con 2.640 e 2.360 ettari, ma anche l’autoctona Rondinella impiantata su 2.170 ettari, e Pinot bianco e Tocai friulano, sopra la soglia dei mille ettari.
Interessante il ruolo delle varietà internazionali. Merlot, Pinot grigio, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Chardonnay, Pinot bianco, Sauvignon e Pinot nero, le principali in questa regione, assommano oltre 26.500 ettari, rappresentando di fatto un terzo (il 34%) delle superfici vitate complessive.
Se questa è la fotografia attuale del vigneto regionale, rilevanti sono i cambiamenti registrati nell’ultimo decennio. Nel 2000, infatti, la principale varietà impiantata in Veneto era a bacca nera: si trattava del Merlot, che sfiorava 13.900 ettari e che dunque in dieci anni avrebbe perso oltre 4.200 ettari. Una riduzione di superfici si sarebbe avuta anche a carico di Cabernet Franc e Pinot bianco, mentre il Pinot grigio, in netta controtendenza, ha raggiunto nel 2010 6.630 ettari a fronte dei 2.440 del 2000. Il combinarsi di queste tendenze avrebbe complessivamente portato a un ridimensionamento del ruolo varietà internazionali: le stesse che nel 2010, con 26.530, costituivano il 34% del vigneto veneto, dieci anni prima, con 29.190 ettari, ne rappresentavano il 40%.
Nessuna novità di rilievo, invece, per la Garganega (nel 2000 contava 11 mila ettari), mentre, come anticipato, sono decisamente cresciute le superfici del Prosecco/Glera, e qualche posizione l’ha conquistata anche la Corvina.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Censimento Istat. Sui numeri in distribuzione al Simei, un’ampia rassegna delle varietà coltivate in tutte le regioni d’Italia, con il dettaglio provinciale e la segmentazione Dop-comuni e per colore