Cromo nei vini: valori medi, origine e buone pratiche

Un monitoraggio condotto dal Laboratorio di Analisi di Unione Italiana Vini su 800 campioni di vino ha rilevato concentrazioni di cromo molto basse, nettamente inferiori ai limiti previsti per l’acqua potabile. I risultati confermano che il vino si colloca entro range ottimali di sicurezza e qualità, riflettendo l’efficacia delle buone pratiche di cantina e l’importanza del controllo periodico dei metalli come indicatore di corretta gestione produttiva.

Data:

October 21, 2025

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Il contenuto di cromo nei vini: origine, valori tipici e implicazioni per la qualità

Il cromo è un elemento chimico naturalmente presente nell’ambiente e può ritrovarsi in tracce anche nei prodotti alimentari, incluso il vino.

Le sue concentrazioni derivano principalmente da fonti ambientali — suolo, acqua e atmosfera — ma possono essere influenzate anche da processi tecnologici di cantina. Piccole quantità di cromo possono infatti provenire dal contatto con attrezzature in acciaio inox o da contaminazioni accidentali lungo la filiera produttiva.

Nel vino, il cromo si trova in concentrazioni molto basse, espresse in microgrammi per litro (µg/L).

I dati del Laboratorio Unione Italiana Vini

Negli ultimi due anni il Laboratorio dell’Unione Italiana Vini ha condotto un ampio monitoraggio sul contenuto di cromo nei vini, analizzando 800 campioni provenienti da diverse tipologie e aree di produzione.

Numero campioniMedia (µg/L)Dev. standardMin (µg/L)Max (µg/L)
80010,766,313,3571,33

Le determinazioni sono state effettuate con ICP-MS (Spettrometria di Massa con Plasma Accoppiato Induttivamente), secondo la metodica ufficiale OIV-MA-AS323-07 R:2023, riconosciuta a livello internazionale per l’analisi dei metalli nei prodotti enologici.


Interpretazione dei risultati

I valori medi mostrano che il cromo nel vino è generalmente compreso tra 3 e 20 µg/L, con rare eccezioni dovute a specifiche condizioni produttive.
A titolo di confronto, il limite di legge per il cromo nell’acqua potabile (D.Lgs 18/2023) è 50 µg/L, destinato a ridursi a 25 µg/L da gennaio 2026.

Le concentrazioni medie riscontrate nel vino risultano quindi nettamente inferiori e non rappresentano un rischio per la salute del consumatore.

Attualmente non esistono limiti specifici per il cromo nel vino in ambito europeo, ma il suo monitoraggio rientra nei controlli sui metalli pesanti per garantire sicurezza alimentare e conformità agli standard di qualità.

Un indicatore di qualità e buone pratiche

Il contenuto di cromo è un indicatore dell’attenzione del produttore nella gestione dei materiali e dei processi di cantina.

Valori costanti e contenuti riflettono una corretta conduzione igienico-produttiva, mentre anomalie possono segnalare problemi di contatto o contaminazioni accidentali durante la vinificazione o l’imbottigliamento.

Un controllo periodico dei metalli permette quindi non solo di garantire la sicurezza del prodotto, ma anche di verificare l’efficienza delle attrezzature nel tempo.

Per approfondire

Per conoscere nel dettaglio la metodica analitica e le analisi disponibili per il controllo dei metalli, visita la sezione dedicata del sito:

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Ultimo aggiornamento: October 21, 2025 2:09 PM