Un racconto che attraversa l’Italia viticola da nord a sud, seguendo la “spina dorsale” dei grandi vitigni autoctoni, per proporre un’idea di vino che unisce eleganza, identità e leggerezza. È questa la prospettiva con cui Andrea Lonardi,Master of Wine, delinea nell’intervista pubblicata su Il Corriere Vinicolo n. 32/2025 - Dossier Rossi la possibile rinascita del rosso italiano.
Per Lonardi, l’Italia è pronta a superare la stagione della “potenza” e dell’iperconcentrazione per riscoprire una dimensione più autentica e moderna, fatta di vini “gastronomici”, trasversali, capaci di dialogare con le cucine e le culture del mondo. Non una moda, ma una rivoluzione culturale che investe vigna, cantina e mercato, e che chiama in causa la vocazionalità dei territori e il valore genetico dei vitigni storici.
Nasce così l’idea dell’Italian red spine, la “spina dorsale” che collega il Piemonte all’Etna attraverso varietà come Nebbiolo, Sangiovese e Nerello Mascalese, insieme a una costellazione di vitigni minori che condividono acidità, sapidità e finezza aromatica. Una trama che disegna uno stile enologico riconoscibile, radicato nel Mediterraneo ma aperto al mondo.
Il dialogo con Giulio Somma e Flavia Rendina si muove tra analisi e visione, toccando i nodi centrali del futuro dei rossi italiani: dalla necessità di un rinnovamento tecnico in cantina alla costruzione di un nuovo linguaggio del vino, in grado di restituire popolarità e immediatezza al consumo senza rinunciare alla complessità. Lonardi invita le imprese a ripensare il proprio storytelling, a partire dal binomio vitigno-territorio, fino alla ridefinizione delle strategie di comunicazione e delle carte dei vini.
È un cambio di paradigma che non rinnega la tradizione, ma la rilancia in chiave contemporanea. Dopo la sfida della qualità, spiega Lonardi, è il momento di concentrarsi sulla riconoscibilità dello stile italiano, su quella versatilità e “succulenza” che rendono unico il nostro vino nel mondo.