Tra i ceppi selezionati, alcuni – come ITEM9500 e ITEM9508 – si distinguono per la produzione di esteri fruttati e alcoli superiori responsabili di note aromatiche di banana e rosa, e per la bassa formazione di acido acetico. Ne derivano vini più equilibrati, stabili e coerenti con l’identità territoriale.
L’impiego di lieviti autoctoni si conferma così un ponte tra tradizione e innovazione: valorizza la biodiversità microbiologica regionale, riduce gli interventi chimici e promuove una vinificazione sostenibile. I ricercatori sottolineano come questi ceppi, naturalmente adattati all’ambiente, rappresentino una risorsa strategica per differenziare i vini pugliesi e consolidare un modello produttivo che unisce sostenibilità, autenticità e salute.