Prezzi più freddi per vini e spumanti nel 2014. Il bilancio degli ultimi dodici mesi, in base ai dati definitivi dell’Istat, restituisce, nel reparto enologico, una crescita dei prezzi al consumo del 2,6% in un anno. Nel 2013 lo stesso indicatore aveva riportato, per le medesime referenze, un rincaro medio sullo scaffale del 4,6%. Quello che emerge, dunque, è un taglio secco di due punti percentuali da un anno all’altro. Quasi un dimezzamento che incorpora una forte attenuazione della dinamica inflazionistica nel segmento dei vini da tavola, lo stesso che nel 2013 aveva invece sperimentato un forte rincaro.
Basti considerare, al riguardo, che da un +8,2% di media rubricato nel 2013 si è scesi, negli ultimi dodici mesi, a un 3,1% di crescita. Oltre 5 punti percentuali riassorbiti da un mercato con meno problemi di approvvigionamento sui circuiti all’ingrosso, ma ancora esposto ai contraccolpi di una crisi dei consumi, che ha tenuto ulteriormente a freno gli acquisti delle famiglie italiane.
L’attenuazione delle spinte inflattive ha coinvolto anche le etichette di qualità e l’intero reparto della spumantistica. Dal 2,7% del 2013, l’inflazione dei vini fermi a denominazione d’origine ha rallentato al +2,3%. Per le bollicine si è invece passati da un 2,5% di crescita al 2,2% della media del 2014.
Da rilevare che i vini, nell’alveo delle bevande alcoliche, restano la referenza più inflazionistica. Per gli spirits il bilancio di dodici mesi ha chiuso con un più modesto 2,4% di aumento, anche se il dato segnala una forte accelerazione rispetto all’1,7% di crescita dell’anno precedente. Dall’1,1% del 2013 frena invece a un frazionale +0,9% la dinamica dei prezzi al consumo delle birre. p.f.