di Sebastiano De Maria
L’Abruzzo del vino, per mezzo di Feudo Antico, giovane azienda nata per valorizzare la vocazione enologica del piccolo e storico territorio di Tollo, si appresta a raccogliere i primi frutti di una sperimentazione che, attraverso l’ausilio tecnico dell’equipe guidata da Attilio Scienza dell’Università di Milano (la stessa che sta portando a termine anche la zonazione della relativa Doc Tullum, ndr) ha portato in altura la coltivazione del Pecorino, uno dei suoi vitigni autoctoni, quello che meglio si adatta a condizioni climatiche estreme.
Il progetto “Vigneto Casadonna”, nato dalla partnership tra l’azienda tollese e la tenuta dello stellato chef Niko Romito, ubicata nel Comune di Castel di Sangro (Aq) a 860 metri sul livello del mare, è, di fatto, il vigneto sperimentale più alto del centro e sud Italia, un laboratorio di sperimentazione del gusto e dell’accoglienza, che Feudo Antico vuole utilizzare come elemento di valorizzazione paesaggistica e recupero delle aree marginali interne, dove si sono perse le tracce di una viticoltura passata. “Il progetto – sottolinea il direttore generale, Andrea Di Fabio – nasce dall’esigenza, attraverso la viticoltura eroica, di dare una risposta, attraverso il controllo del territorio, al mantenimento del tessuto sociale scongiurando il rischio di abbandono delle aree interne”.
L’altro aspetto, sicuramente non meno importante, che si è potuto cogliere nelle parole dello stesso Di Fabio, che è poi anche la mission della piccola azienda tollese, figlia dell’accordo delle due realtà cooperativistiche più importanti della piccola denominazione, il colosso “Cantina Tollo” e la “Cantina Coltivatori Diretti”, è la possibilità, come la definisce il Presidente della denominazione, Giancarlo Di Ruscio, “di occupare, grazie a piccoli numeri, segmenti di mercato che le due grandi denominazioni regionali non possono raggiungere, visto che Tullum è, di fatto, l’unica Doc territoriale dell’Abruzzo”.
Il progetto di zonazione e la nascita della realtà Feudo Antico, che presto si doterà anche di una propria struttura produttiva, vanno in tal senso, ossia “la valorizzare dei vigneti di Tollo, in modo da individuare, attraverso l’esperienza pluriennale della stessa cantina cooperativa presente, quelli migliori, quelli più fedeli all’espressione del territorio” ribadisce l’enologo aziendale, Riccardo Brighigna. “In tal senso va anche la scelta del partner accademico”, continua il consulente, “e quella guidata dal Prof. Attilio Scienza è una vera garanzia in tal senso, un salto di qualità, vista la pluriennale esperienza nei più importanti areali vitati dello stivale”. La valorizzazione di un territorio, poi, passa anche attraverso l’utilizzo di tecniche agronomiche a basso impatto ambientale, che proietteranno Feudo Antico, in un futuro prossimo, a “produrre vini da fermentazioni spontanee e minor intervento in cantina”, chiosa lo stesso Brighigna.
Il vigneto “Casadonna”, la cui superficie è di appena un ettaro, di cui l’80% a Pecorino, rappresenta il “laboratorio sperimentale da cui attingere informazioni, attraverso la viticoltura di precisione, accanto a vitigni classici da climi freddi come il Pinot nero, il Traminer, il Veltliner, il Riesling renano e il Sylvaner verde, in risposta ai cambiamenti climatici in atto”, fa osservare Antonio Sitti, agronomo aziendale. Lo stesso, poi, aggiunge che, “pur tra mille difficoltà incontrate nella prima fase dell’impianto, ci si aspetta, dalla prima vendemmia, un Pecorino con un’ottima acidità e mineralità, tipica della viticoltura in quota”. Inoltre, l’impianto a contro spalliera è, secondo il Prof. Lucio Brancadoro dell’Università di Milano, “necessario in questo caso, rispetto al classico tendone abruzzese, per garantire una maturazione sufficiente, attraverso un sesto d’impianto fitto con pochi grappoli”.
Insomma, un laboratorio sperimentale di grande interesse, non solo per l’Abruzzo, ma per il futuro della viticoltura.