Un livello di importazioni così elevato, di quasi 1,7 milioni di ettolitri nel 2011, la Repubblica Ceca non l’aveva mai raggiunto in passato. Un Paese che vanta anche una produzione vinicola locale di circa 750.000 ettolitri, su una superficie di 17-18.000 ettari vitati.
Il consumo di vino, secondo le valutazioni dell’Oiv, si aggira annualmente attorno ai 2 milioni di ettolitri. Un dato ancora contenuto rispetto ad altre nazioni europee, ma in forte espansione negli anni più recenti. Con la grande distribuzione che da sola riesce oggi a veicolare il 70% abbondante del venduto. Ma con un ruolo di rilievo anche in capo al canale Horeca (hotel, ristoranti e catering) e alle enoteche specializzate, che insieme rappresentano il restante 20-30% delle vendite di vini.
Si può stimare che i prodotti enologici di importazione nella Repubblica Ceca coprano, attualmente, circa due terzi del fabbisogno locale. Nel 2011, tra sfusi, imbottigliati e spumanti, gli acquisti dall’estero hanno generato una spesa di oltre 3 miliardi e mezzo di corone, corrispondenti, al cambio medio del 2011, a 145 milioni di euro.
Dopo il rimbalzo del 2010, le importazioni vinicole hanno confermato l’anno scorso la tendenza alla crescita, accelerando vistosamente il passo. In valore, dall’1,3% del 2010, la crescita ha sfiorato il +10% nel 2011. Mentre in termini quantitativi dal 7% di aumento si è passati al +7,5%, in un’annata che ha fatto emergere alcune difficoltà di tenuta solo per gli spumanti.
Per quest’ultima categoria, in particolare, va detto che il 2010 aveva lasciato in eredità una forte crescita delle importazioni (+41,2% nel dato fisico). Gli ultimi dodici mesi hanno invece decretato una battuta d’arresto, con un passo indietro del 6% che si è tradotto in una riduzione più o meno analoga dei corrispettivi monetari.
C’è anche rilevare che nel Paese moldavo-boero le bollicine, nonostante l’impennata del 2010, continuano a rappresentare una quota di minoranza delle importazioni, con un’incidenza del 2,6% sui volumi complessivamente importati. Il grosso resta in capo agli sfusi e ai vini imbottigliati che si dividono, equamente, il grosso dei quantitativi, con quote di oltre il 48% ciascuno.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istituto nazionale di statistica
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