Il settore vitivinicolo argentino sta attraversando quella che probabilmente è la crisi peggiore di sempre, come già avevamo raccontato qui segnalando i dati dell’Instituto Nacional de Vitivinicultura (INV).
Riepilogando, il 2014 ha fatto segnare un calo in tutti i principali indicatori di mercato: consumo assoluto e consumo procapite, vendite interne ed esportazioni (consumi a -7,3% sul 2013, vendite interne -4,15%, invii all’estero –17% circa)
A questi dati si aggiunga che il consumo procapite interno di vino sarebbe calato di più di 53 litri annui rispetto a quarant’anni fa: erano 77,2 nel 1974 e sono stati 23,68 nel 2014 (si tratta del 69% in meno). Quest’ultimo dato, sempre dell’INV è stato recentemente oggetto di un’inchiesta di uno dei principali quotidiani di Mendoza: Los Andes.
A ciò si aggiunge un problema di redditività del settore, con i costi di produzione che continuano a crescere al contrario di quelli pagati per l’uva e per il vino.
L’abbondante vendemmia 2014 e la promettente vendemmia in corso (previsti più di 26 milioni di quintali d’uva, ne abbiamo parlato qui) stanno poi portando ad una situazione di overstock cui il Governo sta cercando di porre rimedio attraverso diverse misure, alcune approvate dalle associazioni di categorie. Ricordiamo però che i lavoratori del settore e i piccoli produttori, i più colpiti da questa situazione, si stanno mobilitando: lo scorso 15 gennaio sono scesi in piazza a Mendoza ben 5000 lavoratori, chiedendo all’amministrazione provinciale e a quella nazionale di intervenire urgentemente in loro aiuto.
La risposta da parte dell’industria sta in una sempre maggiore ricerca di qualità e nella promozione del vino. Se, infatti, il consumo procapite assoluto è in calo, come del resto lo è in buona parte dei mercati tradizionali, secondo alcuni osservatori in Argentina sarebbe in crescita il consumo di vini di qualità rispetto a quello di prodotti entry level.
FEB