Le vinacce scarto dell’industria vitivinicola possono essere trasformate in mangimi per il settore dell’acquacoltura economici e particolarmente nutrienti.
E’ il risultato di un progetto di ricerca e sviluppo condotto dal South Australian Research and Development Institute (Sardi) in collaborazione con Tarac Technologies, azienda specializzata nel trattamento e nella valorizzazione degli scarti dell’industria vitivinicola australiana e che ogni anno lavora 135milia tonnellate di vinaccia, oltre 400 mila ettolitri di sottoprodotti liquidi e 7mila tonnellate di altri prodotti solidi.
Dalle vinacce di scarto Tarac Technologies produce un mangime già sperimentato in passato, con risultati positivi, nell’alimentazione di pecore e agnelli. Lo stesso è ora stato testato, ancora una volta grazie all’apporto dei ricercatori del Sardi, nell’alimentazione dell’abalone, mollusco acquatico conosciuto anche con il nome di “orecchia di mare”, molto utilizzato nella cucina orientale ma apprezzato anche in Francia e California.
Ai test di laboratorio hanno evidenziato significativi incrementi della biomassa e della crescita del guscio nei molluschi alimentati con il mangime derivante da vinacce che ha, oltretutto garantito un tasso di sopravvivenza degli abaloni del 100%. Inoltre, come dichiarato alla testata australiana The Lead dal professore David Stone (Sardi), l’uso di tale mangime in acquacoltura permetterebbe un risparmio rispetto all’alimentazione con mangimi tradizionali.
FEB