L’industria spagnola del vino si è riunita a Madrid a inizio luglio presso l’ICEX España Exportación e Inversiones per la giornata Presente y futuro del vino español en los mercados internacionales, organizzata dal sopracitato l’Istituto spagnolo per il commercio estero in collaborazione con Observatorio Español del Mercado del Vino (OeMV), Federación Española del Vino (FEV) e AgroBank.
Mentre l’Unione Europea rimane il primo mercato estero del vino spagnolo – ha suggerito il Direttore Generale dell’OeMV, Rafael del Rey – l’obiettivo da qui ai prossimi otto anni è quello di portate l’export vinicolo al valore di 4,7 miliardi di euro (oggi sono circa 2,7) e ad un volume di 32 milioni di ettolitri (oggi sono 22,5 milioni). Valida a questo proposito sarà la crescita in mercati quali Cina e Nord America (citiamo questi ultimi e altri successivi dati grazie anche da SeVI).
Per AgroBank era presente Sergi Periago che ha proposto una relazione circa le opportunità del vino spagnolo nei parsi dell’Europa dell’Est. Qui è l’Italia, seguita dalla Francia, il maggior fornitore di vino, ma per la Spagna, al terzo posto, vi è possibilità di crescere. Si tratta in particolare dei mercati di Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Serbia e Romania, dove l’ostacolo maggiore sono la produzione locale di vino bianco ed il consistente consumo di birra.
In un contesto particolarmente ottimista sul futuro del mercato estero del vino spagnolo, si è inserito l’intervento della MW Sarah Jane Evans sul mercato mondiale del fine wine. Il vino spagnolo vi partecipa a pieno titolo per varietà e qualità dei suoi vini superiori ma è ancora indietro in termini di quote: 0,69% in valore e 1,16% in termini di volume. Sono infatti proprio i volumi, secondo la giornalista inglese, il limite del premium wine spagnolo, perché non ancora sufficienti a garantire forniture adeguate ai clienti internazionali.
FEB