Che le importazioni in Cina non mostrino percentuali a tre cifre è una notizia. Ma è quello che restituiscono i dati del primo trimestre del 2012, che vedono il mercato crescere, ma a ritmi molto blandi rispetto a quelli frenetici a cui ci aveva abituato. Intendiamoci, avere una crescita dell’imbottigliato del 15% farebbe stappare lo spumante a chiunque altrove nel mondo, considerata la calma piatta con cui si muovono certi Paesi consolidati. Ma se la stessa percentuale la mostra Pechino allora c’è bisogno di farsi qualche domanda, per esempio se si sia in presenza di uno “slowdown”, ovvero se il mercato sia entrato in fase di decrescita e questo costituisca un primo campanello d’allarme. O più semplicemente si tratti di un fenomeno temporaneo di assestamento, dovuto al fatto che negli anni passati si semplicemente importato più vino di quello che effettivamente i consumi sono in grado di assorbire. Probabilmente è vera la seconda ipotesi, corroborata dalla considerazione che negli ultimi anni sul business del vino si sono buttati in molti, anche improvvisati, facendo nascere società d’importazione di ogni tipo che poi alla prova del mercato hanno trovato più di una difficoltà a collocare il prodotto. Insomma, si è in presenza di molto vino, troppo. Su questa base più o meno strutturale, sé anche innestata la contingenza di un capodanno cinese caduto con anticipo quest’anno, e che quindi ha fatto anticipare l’accumulo di scorte a fine 2011.
Il fenomeno del “riflusso” non coinvolge comunque tutti i Paesi: la Francia, leader del mercato, mostra ancora alte percentuali di crescita, così come la Spagna e il Cile e – pur in misura minore – gli Usa, mentre a essere penalizzati siamo noi italiani e gli australiani. Ora, il campanello d’allarme per noi è d’obbligo suonarlo, anche se guardando il mese di marzo invece del trimestre le cose paiono rientrare, almeno sul fronte dei volumi, con una crescita del 74%. Resta un poco tranquillizzante -2% sui valori, ma qui siamo in buona compagnia: Usa, Sudafrica, Nuova Zelanda, Australia perdono molto più di noi. La Spagna però pare avere innestato il turbo, con un incredibile +234% a volume e +29% a valori. Tanto da averci superato e doppiato in quantitativi spediti e averci dato la polvere anche sui valori. I nostri rivali, come scrivevamo tempo fa sul nostro giornale commentando i dati dell’Estremo oriente, sono proprio loro.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Dogane cinesi – Oemv