“Vino e giovani”, il progetto promosso dal Mipaaf in collaborazione con le regioni e le università e realizzato sul campo da Enoteca italiana di Siena, nei giorni scorsi ha fatto tappa a Torino, presso la facoltà di Agraria dell’università che ha aderito alla campagna insieme a Regione Piemonte, Provincia e Camera di commercio di Torino.
L’ormai noto tour nazionale di comunicazione ed educazione al bere consapevole, rivolto ai giovani tra i 18 e 30 anni, è nato 15 anni fa ed è già stato ospitato in 15 università di altrettante regioni. Per l’occasione ha raccolto nell’aula magna della facoltà torinese diverse centinaia di studenti, comprensibilmente più pronti ad applaudire gli interventi fuori dal coro di Fede &Tinto, i noti conduttori radiofonici di Decanter e testimonial del progetto, che le dotte introduzioni al tema dei numerosi personaggi istituzionali intervenuti e moderati dalla brillante giornalista televisiva Camilla Nata.
L’appuntamento torinese ha visto anche la presentazione ufficiale dell’opuscolo “Il cinema italiano racconta il vino”, ultimo numero della collana “I fogli di Bacco” che raccoglie indagini dedicate al rapporto tra i giovani e il vino, realizzate dal dipartimento di Scienze della comunicazione dell’università di Siena e coordinate dal semiologo Omar Calabrese, recentemente scomparso. L’ultima ricerca è incentrata sul rapporto tra cinema e vino e fa seguito al concorso video realizzato e pubblicato on line nel 2011 con il titolo: “Reason wine: idee per bere con gusto!” che ha avuto il supporto del Movimento turismo del vino e dell’Associazione giovani imprenditori vinicoli italiani (Agivi).
E proprio alcuni cortometraggi ideati per il concorso, proiettati in sala con la presentazione del ricercatore dell’università senese Massimiliano Coviello e lungamente applauditi hanno permesso curiosamente di capovolgere il paradigma del “cosa dire del vino ai giovani” che assilla gli educatori, mettendo a fuoco il “cosa dice il vino ai giovani”. Una bottiglia rubata che suggella per sempre un’amicizia, un gioco d’abilità risolto sorseggiando un bicchiere di vino, un calice che crea l’atmosfera per dire qualcosa oltre le parole rivelano sorprendentemente che anche per i giovani il vino è legato alle emozioni più vere, più intense della vita. E forse è su questo che bisognerebbe continuare a lavorare.