Nel 2012 i britannici hanno importato vini spumanti da tutto il mondo per 520 milioni di sterline. Si tratta del record storico della categoria, arrivata a pesare per quasi il 17% sul totale import, in un Paese che negli ultimi anni ha visto stringere la cinghia in maniera importante, dirottando sempre più gli acquisti dall’estero (e in particolare dal Nuovo mondo) sullo sfuso, da imbottigliare direttamente in patria.
Il consuntivo import dice comunque che i valori globali sono in crescita, a 3.2 miliardi di sterline, a fronte di una lieve riduzione degli acquisti in volume sulla categoria dell’imbottigliato (da 812 a 791 milioni di litri). Crescono invece, oltre agli sfusi (che pesano oggi per un terzo esatto sul totale import a volume), soprattutto gli sparkling wines, arrivati per la prima volta al milione di ettolitri tondo tondo, i cui fornitori sono fondamentalmente tre: Francia, Spagna e Italia, tutti in forte crescita nell’ultimo anno.
Crescita che per l’Italia, oltre che a essere regolare pur in mezzo agli anni dell’inizio crisi, si è tradotta in un vero e proprio boom delle forniture in volume nell’ultimo anno, schizzate da 21 a 25 milioni di litri, per un valore di 68 milioni di sterline: il che equivale al secondo posto a valori, dietro la Francia, e al terzo a volumi, con la Spagna in mezzo.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Dogane britanniche
Ribaltando la prospettiva e guardando il flusso esportativo dall’Italia, si nota come la categoria che in assoluto ha contribuito di più a questo exploit sul mercato britannico è quella dei vini spumanti a denominazione di origine, dove rientra la categoria Prosecco: +70% a volumi e valori, oltre 17 milioni di litri, per un corrispettivo monetario di poco meno di 60 milioni di euro. Tradotto, circa il 70% di tutto quello che viene spedito come spumante nel Paese del Big Ben.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istat
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