Firenze. Una storia di 26 generazioni alle spalle, nessun passaggio del testimone imminente, importanti progetti di lunghissimo periodo: ecco il momento giusto per pensare con serenità al futuro dell’azienda di famiglia per altri 90 anni. è così che Piero Antinori e le tre figlie Albiera, Allegra e Alessia hanno dato vita, dopo un lavoro lungo un anno e mezzo, al Trust Piero Antinori per preservare l’azienda e il patrimonio familiare dalle insidie future, esterne e interne.
“Se si vogliono risolvere i problemi occorre saperli prevedere prima che si verifichino – ci dice Piero Antinori, incontrato nel palazzo di famiglia a Firenze insieme con la figlia Albiera -. Uno dei motivi che ci hanno spinto a prendere questa decisione sono stati gli esempi molto tristi di aziende familiari che per i dissidi e contrasti tra parenti si sono sfaldate, come la Mondavi in California. Noi volevamo rafforzare il connubio famiglia e azienda, cercando una difesa dai pericoli che si corrono quando le aziende si ingrandiscono e le famiglie si allargano. Non è un problema attuale – prosegue il marchese – perché la nostra famiglia non è numerosa, le tre sorelle pur diverse tra loro vanno d’accordo e amano l’azienda. Ma immaginando i possibili ostacoli futuri alla continuità aziendale abbiamo pensato che questo fosse il momento giusto per trovare la soluzione migliore, che nel nostro caso è stata individuata nel trust”.
Ovvero quel contratto, di diritto estero, che consente di vincolare per un periodo predeterminato, non superiore ai 90 anni, un patrimonio che viene da quel momento gestito dal trustee, o fiduciario, nominato dai protector nell’interesse principale dei legittimi eredi allo scioglimento del trust stesso (vedi box).
Uno scoglio psicologico
“Ora per 90 anni siamo tranquilli, nella speranza che alla scadenza i futuri disponenti siano d’accordo nel ricostituire il trust – dice Antinori -. Certo psicologicamente uno deve accettare di spossessarsi della proprietà dell’azienda che passa al trust. è una decisione che può creare perplessità e che bisogna metabolizzare”. Ma i benefici in termini di stabilità sono innegabili.
Le figure chiave del trust sono i trustees, i fiduciari, nominati dai protectors, i guardiani. I trustees intervengono, sulla base delle regole fissate nell’atto costitutivo, ogni volta che si presentano problematiche aziendali o familiari, come l’inserimento di membri di famiglia in ruoli dirigenziali o le operazioni straordinarie della società.
I guardiani del trust Antinori oggi sono i quattro membri della famiglia e l’attuale amministratore delegato, Renzo Cotarella. “Lui ha un ruolo particolare – spiega Antinori -. è un manager estraneo alla famiglia dal punto di vista della parentela e della proprietà, ma si è immedesimato nell’azienda e nella famiglia. Per questo motivo mi ha fatto piacere che siamo stati tutti concordi nel decidere di nominarlo guardiano”.
La scelta dei fiduciari
I trustees sono stati scelti con molta attenzione, tre persone legate da vincoli di amicizia alla famiglia e con specifiche competenze: Ferruccio Ferragamo ha un’esperienza manageriale, internazionale e famigliare che garantisce l’equilibrio di giudizio; l’avvocato Nicola De Renzis ha esperienza legale e fiscale, mentre l’avvocato Laura Bartoli ha contribuito in modo determinante alla stesura dell’atto costitutivo. Atto che è il terzo pilastro fondamentale del trust, perché va costruito su misura sulle finalità principali che si vogliono perseguire, che nel caso Antinori sono la continuità dell’impresa e il legame sempre più stretto tra famiglia e azienda.
“Nella scrittura dell’atto non è stato semplice proiettarsi in un futuro così lontano, di tre generazioni – racconta Albiera Antinori, oggi vicepresidente di Marchesi Antinori Srl e con tutta probabilità futura presidente quando ci sarà il passaggio del testimone, come indicato dallo stesso marchese -. Abbiamo dovuto affrontare tanti argomenti, alcuni anche molto delicati, e cercare di valutare tutti gli aspetti. L’esercizio difficile è stato decidere chi dovrà essere ritenuto beneficiario allo scioglimento del trust. Abbiamo dovuto considerare tutte le ipotesi cercando di immaginare tutte le diverse eventualità”.
Regole ferree, in ingresso e in uscita
“E’ stato anche complesso considerare la possibilità che, in caso di scioglimento alla scadenza dei 90 anni, i trustees possano decidere che l’azienda debba andare a un solo ramo della famiglia – aggiunge il marchese -. In questo caso abbiamo dovuto inserire la possibilità di compensazione degli altri eredi e gli strumenti per garantirla”. E per questo motivo oltre all’intera proprietà aziendale sono stati conferiti al trust anche tutti i beni della famiglia.
L’atto costitutivo stabilisce le regole da rispettare per l’ingresso nell’azienda di famiglia con ruoli decisionali da parte dei membri della famiglia. “Non c’è un diritto acquisito, perché sempre di più le aziende familiari hanno bisogno di managerialità e competenza. E questo le nuove generazioni lo comprendono molto bene”, spiega Antinori.
Oltre a ciò, l’atto si spinge a contemplare forme di assistenza a membri della famiglia che avessero problemi fisici o di altro genere, e di sostegno per chi volesse investire in altri campi imprenditoriali.
Le future generazioni sotto esame
Dei cinque nipoti, tra i 2 e i 20 anni, i più grandi sono stati coinvolti e hanno manifestato un particolare entusiasmo. “Una responsabilità dei trustees sarà quella di conoscere i ragazzi e di capirne le caratteristiche – spiega il marchese – perché la funzione più delicata dei fiduciari è quella di comprendere a fondo lo spirito dell’azienda, di conoscere le nuove generazioni e seguire chi in particolare manifesterà il desiderio di entrare in azienda. Per questo verranno organizzate anche riunioni informali in modo che quando dovranno essere prese delle decisioni lo si possa fare sulla base della conoscenza dello spirito dell’azienda e non solo sui numeri”.
La forza e la debolezza delle aziende familiari stanno proprio nella famiglia, che imprime il suo stile nell’anima del prodotto e nell’organizzazione dell’impresa.
Con il trust, la famiglia Antinori ha spinto avanti di altri novant’anni questa influenza. Indubbiamente un segnale di grande attaccamento e fedeltà a ciò che nel tempo è stato costruito, grazie ai numerosi investimenti che si sono susseguiti negli anni, fino all’ultimo, importantissimo, della costruzione della grande e avveniristica cantina di Bargino, nel cuore del Chianti Classico. “Una decisione che, se il trust fosse stato già attivo, avrebbe dovuto essere sottoposta alla sua valutazione, essendo un investimento patrimoniale. Comunque, sono convinto – conclude Antinori – che più andremo avanti, più saremo convinti di aver fatto la cosa giusta, e credo che anche i collaboratori abbiano colto la maggiore stabilità che il trust dà all’azienda”.
Che cos’è il trust
Istituto anglosassone a difesa dei patrimoni
L’istituto del trust (affidamento, in inglese) nasce nella cultura anglosassone, ed è stato introdotto dal 1992 in Italia, con la ratifica della convenzione dell’Aja del 1985. La costituzione di un trust è un’operazione con la quale una persona (o anche più d’una), detta disponente o settlor, affida alcuni o tutti i suoi beni a un soggetto terzo, il trustee, affinché vengano amministrati, gestiti e preservati a favore di uno o più beneficiari e per uno scopo prestabilito. Il trustee potrà essere una persona di fiducia, un ente (come una banca) che offre questo tipo di servizio o, anche, una società senza fine di lucro. Al trustee si possono affiancare uno o più protector, ovvero persone che controllino la buona gestione del trust secondo i voleri del disponente.
Possono essere oggetto di trust tutti i beni mobili o immobili e tutti i diritti reali che appartengono a persone fisiche o a società (es. titolo di credito, conti bancari, somme di denaro, azioni, quote di società immobiliari, preziosi, opere d’arte, quote di fondi comuni d’investimento, immobili, autoveicoli, imbarcazioni, mobili ed arredi). In un trust può entrare sia la piena proprietà sia la nuda proprietà di un bene. La durata del contratto non può superare i 90 anni, ma al termine il trust può essere ricostituito.