Dopo Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Alto Adige, ci occupiamo del vigneto trentino, provincia che conferma la predilezione per le uve bianche. Le ritroviamo infatti nel 41% del vigneto , guidate dallo Chardonnay che da solo, con 2.840 ettari, se ne ritaglia il 27%. Poi c’è un 33% di superfici attribuibili ad uve nere e un 26% ad uve di altro colore, tra le quali il Pinot grigio: 2.350 ettari e un’incidenza del 23%, che lo accredita come seconda varietà per diffusione.
* L’uva di altro colore include Pinot grigio e le varietà rosate, secondo la classificazione del Registro nazionale delle varietà di vite
Se metà dei vigneti trentini risulta impiantata con Chardonnay o Pinot grigio, l’altra metà ha una composizione più frammentata. Emergono comunque il Müller Thurgau, con quasi 900 ettari (il 9% del vigneto provinciale), il Merlot, con 690 ettari (il 7%) e il Teroldego, con 660 ettari (il 6%).
Rispetto al Censimento del 2000 sarebbero aumentati gli impianti sia di Chardonnay sia, soprattutto, di Pinot grigio. Lo Chardonnay avrebbe guadagnato in dieci anni 400 ettari e il Pinot grigio avrebbe più che raddoppiato le superfici (all’epoca se ne contavano 1.050 ettari), accorciando le distanze con la posizione di vertice. In crescita anche Müller Thurgau e Traminer aromatico, mentre avrebbero perso terreno Merlot e Schiave.
L’incidenza congiunta sul vigneto provinciale delle principali varietà internazionali, Chardonnay, Pinot grigio, Merlot, Cabernet Sauvignon, Pinot nero, Pinot bianco, Cabernet Franc e Sauvignon, sarebbe nel frattempo aumentata dal 60 al 65 per cento, con una crescita delle superfici loro imputabili dai 5.400 ettari del 2000 ai 6.700 del 2010.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Censimento Istat. Sui numeri in distribuzione al Simei, un’ampia rassegna delle varietà coltivate in tutte le regioni d’Italia, con il dettaglio provinciale e la segmentazione Dop-comuni e per colore