Paolo Ferrante
Belgio e Olanda tengono a freno le importazioni di vini. I due importanti snodi del Centro Europa, dove l’import di prodotti enologici, oltre a servire il mercato locale, genera importanti flussi di transito, alimentando il circuito delle riesportazioni, riflettono, in una movimentazione di merci complessivamente più modesta, le difficoltà dell’attuale fase congiunturale.
Nei Paesi Bassi, le importazioni vinicole registrano una sostanziale tenuta, con volumi fisici (270 milioni di litri circa tra vini e spumanti, nei primi nove mesi del 2014) pressoché analoghi a quelli dell’anno precedente (+0,4%). In Belgio, al contrario, è emersa una dinamica negativa. Gli acquisti dall’estero, in un anno, hanno subito infatti una contrazione del 2,5%, portandosi a 232 milioni di litri nel cumulato dei primi nove mesi del 2014.
Con un valore di quasi 640 milioni di euro, la dimensione monetaria delle importazioni olandesi, tra vini e spumanti, è cresciuta in un anno del 2,5%. Solo frazionale l’aumento del corrispettivo valutario in Belgio, dove l’esborso per lo shopping all’estero di referenze enologiche ha superato, a settembre scorso, i 695 milioni di euro (+0,4%).
L’Olanda stacca un assegno più pesante per l’import di bollicine e bottiglie, riuscendo al contrario a risparmiare sugli sfusi. Meno onerosa la bolletta dei vini in bottiglia in Belgio, mentre aumenta la spesa sul capitolo sfusi e resta invariata quella per champagne e spumanti.
Bottiglia
Per quanto attiene alle diverse categorie, gli imbottigliati rappresentano in Olanda più dell’80% delle importazioni enologiche (225 milioni di litri circa). Comparto che anche in Belgio, con 143 milioni di litri, copre il grosso degli acquisti dall’estero, seppure con un più modesto 61% di quota. In questo specifico segmento emerge una netta divergenza tra i due paesi, con Amsterdam che segna un più 2% e Bruxelles che al contrario riduce gli acquisti di bottiglie del 2,4% rispetto al gennaio-settembre 2013.
Le importazioni sono, in entrambi i casi, prevalentemente di marca francese. I vini italiani mantengono la seconda posizione, per flussi fisici, solo sul mercato belga (seppure tallonati dalle etichette spagnole), mentre sono quarti in Olanda, preceduti anche da tedeschi e cileni.
Un’altra evidenza è data dalle differenti dinamiche dei flussi di importazione che, mentre in Belgio penalizzano le cantine francesi, con un meno 8,5% a volume, avvantaggiando invece l’Italia (+4%), insieme a Spagna (+20% circa), Portogallo (+2%) e Germania (+11%), nei Paesi Bassi premiano i vini d’Oltralpe e cileni, con un robusto 9% di crescita in entrambi i casi, ma indeboliscono tedeschi e italiani, che cedono rispettivamente l’11,5 e poco più del 3% in un anno.
Sul mercato olandese Francia, Italia e Cile operano con fasce di prezzo più o meno analoghe nel valore medio, mentre la Germania esporta vini più economici rispetto agli altri competitor. In Belgio le etichette più care (l’analisi è effettuata sulla base del prezzo medio per litro, ndR) restano quelle italiane e francesi, in tandem con le etichette portoghesi, mentre la Spagna esportata a prezzi mediamente più bassi, posizionandosi su una fascia grosso modo analoga a quella Cile e Germania.
Spumanti
Da rilevare che, contrariamente all’evoluzione del mercato globale, che vede crescere sui mercati internazionali la presenza di spumanti e champagne, le importazioni di bollicine, sia in Olanda che in Belgio, hanno accusato, nel periodo in osservazione, una battuta d’arresto.
In generale si tratta di un segmento più presidiato, rispetto ai vini, direttamente dai produttori, in particolare francesi, italiani, tedeschi e spagnoli. Il ruolo di mercati di transito dei due paesi, se non altro nei rapporti di interscambio reciproci, sembra, in sostanza, assumere un minor rilievo, considerando che la quota belga in Olanda è al 2% e quella olandese in Belgio è all’1%. Incidenze che salgono però rispettivamente al 4 e al 3 per cento se riferite al circuito dei vini fermi.
Per spumanti e champagne le risultanze del 2014, a tutto il mese di settembre, restituiscono riduzioni nei volumi di oltre il 4% in Olanda (meno di 7 milioni di litri) e del 19% in Belgio (quasi 28 milioni).
Top player sul mercato olandese resta Parigi, mentre Madrid primeggia (ma solo per volumi) sulla piazza belga. Quanto all’Italia, è seconda nei Paesi Bassi, dove cede però il 23% dei volumi fisici (la Francia cresce invece del 14,5%), ma è solo terza in Belgio, dove cresce del 9%, contro il più 7,5% di Madrid e il meno 4% dei francesi.