Oltre 1 miliardo di contrassegni di Stato distribuiti nel 2014, con trend di crescita di lungo periodo importanti sia sul fronte Docg, dove sono obbligatori, sia e soprattutto su quello delle Doc, dove la scelta dell’applicazione sta facoltativamente al Consorzio. Sono i numeri emersi nel corso della tavola rotonda organizzata dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato “I contrassegni a Denominazione d’Origine, opportunità per il produttore e tutela per il consumatore”, a cui hanno partecipato direttori di consorzi e responsabili degli organismi di certificazione.
Nel 2014 per la prima volta le richieste di contrassegni per vini Doc hanno superato quelle dei vini Docg, con 540 milioni di pezzi contro 470, pari al 55% del totale. Fattore dovuto da una parte all’aumentata richiesta di fascette per i vini Doc e al contemporaneo assestamento di quelle per vini Docg. I volumi di contrassegni delle Docg hanno mostrato infatti trend di crescita costanti fino al 2012, passando da 330 milioni del 2009 a 490, mentre dal 2013 si sono assestati su valori costanti, attorno 470 milioni. Fattore dovuto particolarmente ad alcune annate produttive non troppo abbondanti.
Il volume dei contrassegni Doc invece ha segnato un trend di costante crescita: da poco meno di 100 milioni di pezzi nel 2009 le richieste sono arrivate nel 2014 a 540 milioni, con una stima di 547 milioni nel 2015. A giocare un ruolo preponderante è stata l’introduzione della fascetta in alcune Doc dai grandi numeri, come il Prosecco nel 2011 (si veda nel grafico il balzo poderoso proprio tra 2010 e 2011). Numeri comunque eloquenti, sottolinea il Poligrafico, che dimostrano il grande appeal che riscuotono i contrassegni Doc tra i consorzi di tutela e relativi produttori, nonostante la non obbligatorietà di utilizzo.
IPZS, secondo quanto illustrato da Matteo Taglienti, responsabile della gestione ordini IPZS, gestisce la produzione di 150 tipologie di contrassegni, di cui più del 60% è su supporto adesivo e il 65% di tipologia standard.
Il crescente trend di richieste del contrassegno, secondo quanto emerso dalla tavola rotonda, testimonia la rafforzata consapevolezza all’interno della filiera, i cui operatori sono sempre più inclini a tutelarsi dal rischio di “Italian Sounding”. Secondo il direttore generale del Mipaaf per la promozione della qualità agroalimentare, Emilio Gatto, “il contrassegno è un efficace strumento per il contrasto agli illeciti e per la garanzia del consumatore”, mentre Claudio Salaris, responsabile di Valoritalia, “non esiste Made in Italy senza controllo. E l’unicità del contrassegno che porta in sé la garanzia da parte dello Stato per la salvaguardia della tutela e della bontà de nostri prodotti ne rappresenta il simbolo”.
Giancarlo Vettorello, direttore del Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, ha invitato “a rivolgersi ai consumatori, anche attraverso campagne informative istituzionali, comunicando il valore che il contrassegno a porta in sé, quale insostituibile elemento di garanzia”. Gli ha fatto eco il collega del Prosecco Doc, Luca Giavi, che ha spiegato come “la scelta di contraddistinguere le proprie produzioni con il contrassegno di Stato è stata determinata dalla necessità di far percepire ai consumatori l’originalità del prodotto: sotto questo aspetto, specie all’estero, si tratta di un elemento che attribuisce un notevole valore aggiunto”.
Il direttore di Toscana Certificazione Agroalimentare, Fabio Modi, ha posto infine l’accento sull’importanza di “tutela e tracciabilità” ma anche sulla possibilità “per ciascun consorzio, al quale i contrassegni vengono affidati in convenzione, di distribuire e contemporaneamente mantenere i contatti, ‘fidelizzando’ tutte le aziende imbottigliatrici”.