Il 2014 probabilmente sarà ricordato come un anno di riflessione sul fronte export. La dinamica al giro di boa, primo semestre, dice che l’unica categoria che in qualche modo porta a casa la pagnotta è la spumantistica, capace di crescere ancora a due cifre, anche se con listini in contrazione, fenomeno che abbiamo monitorato mensilmente.
Imbottigliati e sfusi invece sembrano destinati a opache performance: i vini in bottiglia, fermi e frizzanti, stanno a zero sul fronte volume e portano a casa un magro +1% sul valore (1,8 miliardi di euro), grazie a prezzi in aumento del 2%. Mentre lo sfuso paga da una parte le impennate dei listini dell’anno scorso e dall’altra l’invasione di prodotto spagnolo a buon mercato, soprattutto in Francia e Germania, precipitando a valore del 20%, con prezzi medi decurtati del 16%.
Rimandando a un successivo articolo l’analisi dettagliata della spumantistica, qui facciamo i conti della performance dei vini imbottigliati. Calma piatta in Usa, crescita omogenea a volume e valore in Germania, in arretramento Londra, dove digeriscono male l’aumento dei prezzi medi. Leggera crescita per la Svizzera, mentre il Canada sta mostrando più di una preoccupazione. Relativamente tranquilla la situazione in Giappone, mentre perdiamo smalto in Scandinavia, dove mettiamo il meno in Svezia, con gli altri Paesi in sonnolenza.
Meglio le cose in Francia, Austria, Belgio e Paesi Bassi, in ripresa abbastanza decisa la Russia, mentre sulla Cina continuiamo a ondeggiare tra performance poco incoraggianti ora a volume, ora a valore: a giugno la volta del valore, sceso del 2%, con prezzi medi in calo del 7%. Notte profonda in Brasile, dove l’effetto Mondiali proprio non s’è visto (almeno per noi).
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istat.
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