Se come abbiamo visto in un precedente articolo le importazioni a volume nel 2013 hanno rallentato (si ricorda che il grosso del prodotto commercializzato proveniva dalla scarsissima vendemmia 2012), sul fronte dei valori incassati per le esportazioni la tendenza invece è stata all’aumento. Fenomeno dovuto sia alla crescita generale dei prezzi all’origine causato appunto dalla scarsità di materia prima, sia alla tendenza/tentativo di molte aziende di concentrare le proprie vendite su segmenti di prezzo più remunerativi. Strategia che ha implicato la rinuncia a forniture di primo prezzo, destinate in alcuni mercati alle private labels, per riservare il grosso sui prodotti a marchio proprio in mercati meno price sensitive.
A parte gli australiani, che continuano a perdere in termini di fatturato (-9%), tutti i maggiori player chiudono con bilanci tutto sommato positivi. Il miglior dato di crescita è comunque appannaggio degli Stati Uniti, che hanno continuato a crescere in maniera importante, chiudendo il 2013 con 1,2 miliardi di dollari, record assoluto, che vale un +11% rispetto al 2012. Seguono Italia e Spagna, con performance speculari (+9% circa), ma separate da 2,6 miliardi di dollari di valore, a vantaggio naturalmente del nostro Paese.
La Francia, che si conferma leader assoluto della classifica per fatturati, con 6,7 miliardi, tuttavia viene da un anno non particolarmente brillante, dove si è fatta sentire la crisi patita dai vini bordolesi non solo in Cina e Hong Kong, ma anche in Usa e UK: la performance pertanto è circoscritta a un magro +2%. Magri anche i bilanci dei due grandi Paesi sudamericani: Cile +2% scarso, saldo zero per l’Argentina, mentre in forte recupero è il Sudafrica, che grazie alla debolezza del rand è riuscito a riprendere quote importanti sull’imbottigliato in Paesi critici come la Gran Bretagna. bene anche le performance di Germania, Portogallo e Nuova Zelanda.
Nei grafici l’andamento decennale delle esportazioni a valore dei principali Paesi: francesi in pausa riflessiva da tre anni, Italia in progressione costante, così come la Spagna, mentre i progressivi cali dell’Australia finiscono per regalare la quarta piazza al Cile
Tra i Paesi di seconda fascia, è plasticamente notabile l’impressionante progressione messa a segno dalle cantine californiane, grazie all’esplosione delle importazioni in Canada. Altrettanto plastica è la linea argentina, che dopo anni di crescita tumultuosa vede un rallentamento importante, già iniziato nel 2012. Nuova Zelanda in progressivo aumento, dopo l’arresto occorso a inizio crisi internazionale.
Infine, per i cultori delle classifiche, ecco quella dei prezzi medi di vendita, con l’Italia in zona medio-alta, a 4,15 dollari per litro, a un pelo dall’Australia.
Ricordiamo che i dati dei principali Paesi importatori ed esportatori relativi al 2013 sono disponibili gratuitamente sulla nostra pubblicazione Wine by Numbers.