Il prossimo sviluppo del mercato statunitense del vino, per quanto concerne i consumi, troverà forza in tre principali fattori: gli sparkling wine, i rosati e la sete, anche esterofila, della Millennial Generation americana.
Questo quanto prevede il giornalista Ben O’Donnell in un interessante articolo, Forecasting Wine’s Future, comparso un paio di settimane fa su Winespectetor.com (rivista di cui O’Donnell è vicedirettore).
Nel 2012 gli statunitensi hanno consumato, dato Impact Databank, 324 milioni di casse di vino, superando Francia e Italia. Si tratta di una crescita del 7,7% rispetto a cinque anni fa e, continua O’Donnell, buone sono le prospettive per il futuro. Secondo uno studio di Wine Market Council (WMC) i bevitori di vino americani sono oltre cento milioni e dunque il loro ruolo nei geo-consumi non può essere trascurato. Oggi si tratta soprattutto di appartenenti alla generazione dei Baby Boomers (nati tra la fine della seconda guerra mondiale e il 1964) e alla Generazione X (i nati tra gli anni Sessanta e Settanta), ma le future prospettive di crescita sono da attribuirsi ai più giovani, quelli della Millennial Generation in particolare, coloro che hanno oggi tra i 21 e 34 anni e che appaiono particolarmente attratti dai vini importati. Sempre stando ai dati di Impact Databank, infatti, i Millennial contano (dato 2011) per il 24% nei consumi di vino importato prendendo la quota maggiore tra i diversi gruppi di età (i 55-64enni ad esempio valgono il solo 15%). L’esterofilia vinicola dei giovani americani va a vantaggio dunque dei fornitori esteri, Wine Spectator segnala a questo proposito i dati di IWSR secondo cui le esportazioni dall’Italia agli Stati Uniti sarebbero cresciute del 12,7% tra 2007 e 2011, quelle dal Cile del 14,1%, dalla Spagna del 16,3%, dal Portogallo del 35m5%, dalla Nuova Zelanda del 44,3% e dall’Argentina del 106,6%.
Vi è poi la popolarità crescente dei rosati. Questi dal ruolo secondario che ebbero in passato stanno crescendo sempre più e O’Donnel cita i nostri Prosecco Moscato e Lambrusco, nelle versioni rosato, come primi attori. Si tratta inoltre, è bene sottolinearlo, di prodotti di qualità e non dei frizzanti a basso prezzo che caratterizzarono in parte i consumi americani degli anni Ottanta.
La crescita eccezionale degli sparkling wine in generale continua a caratterizzare l’America del vino; le vendite di Moscato nell’off-premise sono cresciute del 65,6% nel 2012, quelle di Prosecco 35,4% (dati Nielsen), e anche le importazioni di Champagne sono oggi nuovamente in crescita. Attori di queste crescite di consumi sono ancora in parte i giovani e le donne che oggi costituiscono più della metà dei consumatori abituali di vino americani (si veda in proposito anche qui), e che nel 2011 hanno consumato il 64% dei frizzanti stappati in Usa (dato ISWR).