Se il buyer è nudo
Si è abituati a considerare il buyer come un signore molto potente, che ascolta poco, attento al prezzo più che alla qualità di quel che vende. Uno che per macinare utili deve spremere i fornitori, ingabbiandoli in logiche da “aut aut”. Probabilmente è vero, con tutti i necessari distinguo del caso. Ma la questione più importante è un’altra: se ci interrogassimo sul perché qui in Italia la Gdo (almeno per quel che riguarda il nostro settore) ragioni in questo modo univoco, con tutta sincerità arriveremmo a rispondere che le logiche d’acquisto al ribasso, quando non l’imposizione del prezzo li abbiamo accettati noi come settore. Consci che tanto da qualche parte, con l’abbondanza che c’era, il vino giusto al prezzo giusto lo si sarebbe recuperato.
Ora, se il segmento imbottigliatori è sulla graticola, bisogna anche considerare che questi signori non sono in una posizione felicissima, e lo dimostra il fatto che Auchan, Carrefour, Billa, Penny, Bennet ed Esselunga hanno declinato l’invito del nostro giornale a partecipare all’inchiesta che trovate sul Corriere Vinicolo n. 8, dove Coop, Billa, Selex, Conad e Despar parlano di rapporti con i fornitori, strategie future, private label. Una spiegazione indiretta di questa ritrosia ce l’ha fornita una chiacchierata informale con il general manager di Symphony-Iri, Angelo Massaro. Che ci faceva notare come a livello generale c’è oggi una pressione inflattiva del 5%, che in qualche modo il trade deve cercare di distribuire da qualche parte. A oggi, 2 punti se li stanno accollando i fornitori e la Gdo, mentre i restanti 3 stanno andando dritti nel carrello. In una situazione di recessione conclamata, non è proprio il massimo. E se i dati globali di vendita 2011 sono di tenuta, quelli di gennaio 2012 – concludeva Massaro – segnano perdite a due cifre. Sulla scia di un ultimo bimestre (novembre-dicembre 2011) che aveva già suonato il campanello d’allarme, con profondi cali a volume e una crescita decisa solo sul segmento brik, a scapito del formato bottiglioni e dame. Insomma, c’è e continuerà a esserci un travaso verso formati di convenienza da una parte, e verso bottiglie in promozione dall’altra.
Insomma, anche per il buyer la situazione è alquanto delicata. Da una parte lo spazio fisco è saturo, i punti vendita non possono più crescere, gli ipermercati segnano profonda crisi d’identità, e la guerra è diventata orizzontale, tra insegne, che per giustificare la loro stessa esistenza hanno una sola alternativa: sviluppare maggiori volumi di vendita.
Il come lo faranno, per il nostro settore e per tutti gli altri a questo punto, è il tema dei temi. Il segnale però è chiaro: anche il potente buyer sta mostrando più di un punto di debolezza. Sarebbe il momento giusto (potremmo definirlo storico) per portarlo a fare ragionamenti nuovi.
Fonte: Iri-Symphony Group