di Giusy Pascucci
E’ il comparto più vocato all’export nonché la filiera avanzata, ovvero quella di cui fanno parte le 25 Top cooperative di maggiori dimensioni che esprimono complessivamente oltre il 50% del fatturato di ogni singolo settore, più dinamica. Con oltre 9mila addetti in 498 cantine cooperative, 4,3 miliardi di euro di fatturato e 148mila soci aderenti, pari al 19% del totale della cooperazione, l’83% di mutualità e un giro d’affari che nel 2015 ha superato il 40% del totale del fatturato vino nazionale, il settore vitivinicolo cooperativo cresce e si consolida.
E’ quanto emerge dai dati del nuovo rapporto dell’Osservatorio della cooperazione agricola italiana, istituito dal ministero delle Politiche agroalimentari e forestali e sostenuto da Agci-Agrital, Fedagri Confcooperative, Legacoop Agroalimentare ed Unicoop. Presentato a Roma, al Palazzo della cooperazione, e curato da Nomisma, il rapporto evidenzia un comparto particolarmente performante con le maggiori imprese nazionali del settore – Cantine Riunite &CIV, Caviro, Cavit e Mezzacorona nel ranking delle top 10 aziende vitivinicole italiane con ricavi superiori a 20 milioni di euro nel 2015 – e che nel periodo 2012-2014 ha registrato una crescita del fatturato quasi doppia rispetto alle società di capitali (+8% contro +5%). Rispetto al 2013, è cresciuto del 2% il fatturato delle top 25 che hanno raggiunto quota 2,2 mld di euro, pari al 51% del valore della cooperazione vitivinicola, dell’8% il valore aggiunto e del 10 le retribuzioni lorde. E’ sempre l’export la punta di diamante delle coop vitivinicole: con un valore di 1,8 mld di euro rappresenta il 42% del fatturato e, rispetto al 2014, c’è stato un incremento del 6% sui mercati extra Ue (554 mln) del 5,6 su quelli Ue (477 mln).Tra le 25 cooperative avanzate dei principali settori cooperativi – ortofrutticolo, lattiero caseario e vitivinicolo – inoltre, quelle del vino hanno esportato per un 46% del valore a fronte del 49% del vino italiano e all’estero si sono rivelate particolarmente dinamiche registrando nel complesso performance superiori a quelle mediamente conseguite dall’intero comparto nazionale (rispettivamente +5,8% contro +5,4%).
“La cooperazione cresce, ma l’aspetto più importante è che le coop si stanno organizzando sempre più per competere a livello globale e soprattutto sui mercati extraeuropei. Stiamo progressivamente recuperando il ritardo nella presenza sui mercati esteri, ampliando le vendite oltreconfine” ha detto il presidente Fedagri Giorgio Mercuri sottolineando come “dall’analisi del rapporto emerge la vitalità della realtà produttiva della cooperazione che costituisce il 32% della PLV agricola nazionale e il 23% del fatturato alimentare italiano sul versante della trasformazione dei prodotti, attraverso una rete d’imprese particolarmente virtuose, caratterizzate da una mutualità dei conferimenti pari all’82% e che arriva al 92% al Sud Italia. Un’intensità di autogoverno che pone la cooperazione italiana tra le più avanzate in Europa nell’apporto delle materie prime da parte dei soci. Per quanto riguarda le top 25 poi ha aggiunto Mercuri: “sono aziende di trasformazione avanzate che dimostrano la validità del modello cooperativo e che sono capaci di valorizzare al massimo i prodotti agricoli con lo sviluppo di alimentari tutelati da marchi di qualità Ue e con la creazione di marchi commerciali sempre più riconoscibili e premiati dai consumatori italiani ed esteri”.
Sulle coop avanzate, le prime 25 imprese per fatturato che con un giro d’affari superiore ai 200mln rappresentano il 36% dei ricavi dell’intero sistema cooperativo agroalimentare, si è soffermata anche la responsabile Cooperazione di Nomisma, Ersilia Di Tullio. “Spunti interessanti provengono quest’anno dall’attività di analisi sulle top imprese dei principali settori cooperativi che nel periodo 2013-2015 hanno tenuto, con la sola eccezione del latte che soffre di una crisi generale. Queste coop hanno espresso un alto tasso di propensione all’export e, grazie alle vendite sui mercati internazionali, hanno contrastato i meno positivi risultati sul mercato interno, caratterizzato da una crisi dei consumi. I risultati migliori sul mercato estero sono legati alle esportazioni nei Paesi extra Ue, oggi più dinamici e attrattivi del mercato comunitario perché in grado di garantire tassi di crescita superiori”.
Un elogio al mondo della cooperazione è arrivato dal viceministro Andrea Olivero. “Dal Rapporto 2016 emerge la straordinaria resilienza della nostra cooperazione. Siamo di fronte a un comparto che, a fronte di una riduzione di fatturato, ha una seppur lieve crescita di occupazione. Non è un dato normale nel mondo economico e lo sappiamo perfettamente. Ci troviamo di fronte invece alla capacità straordinaria della cooperazione di trovare soluzioni adeguate nei diversi comparti e di affrontare anche crisi drammatiche talvolta con intelligenza e capacità di fare rete”. “Un dato importante è come le top imprese riescano a imprimere l’accelerazione rispetto ai numeri assoluti” ha aggiunto Olivero. “Ciò ci deve far riflettere soprattutto in questa fase in cui ci confrontiamo con nuovi mercati per andare sui quali bisogna avere grandi numeri. Noi siamo innamorati del nostro piccolo e bello, dobbiamo però studiare le modalità perché ci possa essere massa critica e lo strumento della cooperazione è l’unico che da questo punto di vista ce lo può garantire fino in fondo”.
I numeri
Sfiora i 35 miliardi (34,8) di euro il fatturato annuo (2015) prodotto dalle 4722 imprese collettive associate, con 90.542 addetti e 771.000 adesioni. Le dimensione medie delle imprese cooperative sono di circa 7,4 mln di euro (+2,7% sul 2013), 19 dipendenti (+3,8%), e una base sociale di 163 aderenti. In linea generale è cresciuto il fatturato medio delle coop (+2,7% nel 2015) e se anche nel 2015 il giro d’affari ha mostrato una leggera flessione (-3,6% sul 2013), legata al calo dei prezzi e alla contrazione dei consumi, sono invece rimaste stabili occupazione (+0,4%) e monte complessivo delle retribuzioni. Il ruolo della cooperazione nel sistema agroalimentare è di grande rilievo: a fronte di un valore della produzione agricola italiana pari a 52,7 mld di euro nel 2015, la cooperazione associata ha valorizzato attraverso i propri approvvigionamenti materia prima agricola per 17mld di euro, pari al 32% della produzione agricola totale, percentuale che nel Nord Italia arriva al 55% contro il 13% del Centro e l’11% del Sud. La cooperazione è anche una componente importante della fase di trasformazione: il suo fatturato (34,8mld di euro) incide per il 23% sul totale dell’industria alimentare nazionale. In questo settore nel corso del triennio 2012-2014, le performance economiche e finanziarie delle cooperative hanno registrato un incremento del fatturato del 3%. Sono però le coop più grandi ad avere risultati migliori. In termini di fatturato, valore aggiunto e retribuzioni garantite ai lavoratori, hanno registrato risultati positivi le cooperative con fatturato superiore ai 2 milioni di euro, mentre per le imprese che fatturano meno di 2 milioni il trend dei 3 indicatori è negativo o stazionario. Se si guarda al solo fatturato, le imprese con dimensioni economiche superiori ai 40 mln registrano +4%, quelle tra i 7 e i 40 mln +6% e quelle tra i 2 e i 7 mln +4%; le imprese sotto i 2 mln – 7%.
Ancora alta la frammentazione e il divario Nord-Sud
Nonostante i passi vanti fatti in questi anni resta ancora alta la frammentazione e il divario Nord-Sud si evidenzia in termini di dimensioni e fatturato delle cooperative. La cooperazione agroalimentare è trasversalmente presente sull’intero territorio nazionale, ma al Nord si produce più ricchezza con l’82% del valore prodotto, contro il 7% al Centro e l’11% al Sud, e solo 4 regioni – Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia –generano il 76% del fatturato di tutta la cooperazione associata. Nell’Italia settentrionale, inoltre, le coop sono più grandi e il fatturato medio per impresa è pari a 13,2mln di euro, contro i 3,5 del Centro e gli appena 2mln del Sud. L’Emilia Romagna è in testa alla classifica delle regioni per fatturato, quasi 13 miliardi di euro, per numero d’imprese, 694 aziende, e per presidio delle filiere più importanti. Seguono Veneto (6,5mld di fatturato), dove prevale la produzione di vino e zootecnia, Trentino Alto Adige (3,4mld), specializzato in ortofrutta e vino, Lombardia (3,3mld) leader nel lattiero-caseario, Piemonte (1,1mld), Sicilia (894mln), al secondo posto per numero di imprese, Marche (825mln) e Puglia (819mln).
La rotta delle coop è sempre più extra Ue
Rispetto agli anni passati si ampliano le vendite oltreconfine delle coop: nel 2015 le esportazioni hanno raggiunto un valore di 6,5 mld di euro, pari al 18% del valore complessivo dell’export agroalimentare italiano. E nel 2016 si prevede una crescita dell’1,5%, arrivando a superare i 6,6 mld di euro. La propensione all’export della cooperazione nel 2015 è stata pari al 19% contro il 23% dell’alimentare. Ad ‘affacciarsi’ all’estero sono soprattutto le ‘cooperative avanzate’ per le quali i mercati esteri rivestono un ruolo strategico e il vino è la filiera più export oriented (46%; a fronte di un 49% del vino italiano), seguita da ortofrutta (24%) e latte (15%). I maggiori tassi di crescita dell’export delle cooperative avanzate nel 2015 sono nel mercato extra Ue, con in testa ortofrutta (+21,9% sul 2014 per 226 mln di euro; a fronte del +7,5% dell’ortofrutta italiana), latte (+18,5%; 147 mln) e vino (6%; 554 mln). Più modesta la performance nei mercati europei, con in testa il vino (+5,6 sul 2014; 477 mln), seguito dal latte (+3,6; 416 mln) e dall’ortofrutta (3,5%; 844 mln).