Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del bere, debutta in Expo 2015 con l’evento “Italian wine is more. Quando il vino va oltre se stesso”, sulla terrazza Symposium del padiglione Vino the taste of Italy. Cardine dell’evento è un tasting organizzato dal gruppo Cattolica, che mette a confronto Barbera e Barolo, parlando della loro storia e del loro mutamento nel tempo.
Il vitigno Barbera è sicuramente uno dei protagonisti della viticoltura piemontese, in passato relegato al ruolo di classico vino da tavola, complemento del pane e associato all’immagine di grossolanità, faceva della freschezza la sua forza maggiore. Un vino senza molte pretese, che arriva poi a nobilitarsi diventando adatto alle grandi occasioni grazie alla fermentazione malolattica, che smorza e stempera la sua caratteristica acidità. Questo tipo di fermentazione migliora la stabilità biologica del vino, e fa si che l’acido malico di per sé aspro, si trasformi in acido lattico molto più morbido.
Il Barolo, noto fin dai tempi di Cavour, ha una storia molto lunga alle spalle, ma il vitigno Nebbiolo ha una forte astringenza tannica, come sottolinea Torcoli, che lo rendeva in passato quasi inaffrontabile da bere per i primi dieci anni di vita. La svolta arriva allora con l’attesa di maggiore maturità dell’uva, che porta come beneficio il fatto che lo si possa bere anche dopo pochi anni.
Torcoli degusta La Court di Michele Chiarlo , un Barbera D’Asti complesso e strutturato, dalle note di ciliegia amarasca, frutti rossi, polvere di cacao e cioccolato fondente. Chiudendo gli occhi e facendoci indirizzare riusciamo a sentire anche delle note tostate date dall’invecchiamento in botte. Passiamo poi al Barolo 2011 di Gianni Gagliardo, alla vista aranciato e di un colore più chiaro rispetto alla Barbera, con note di spezie, viola appassita, liquirizia e fiori. Un vino elegante che ci ricorda un petalo di rosa, profumato da una lunga persistenza e con un tannino pronunciato.
Due vini dunque diversi, figli della stessa terra e di un’evoluzione che li ha elevati col passare del tempo.
Carolina Remo