Gennaio porta in alto la colonnina dei prezzi al consumo dei vini. Con un +0,4% di scatto mensile (il doppio di quanto registrato a dicembre) la dinamica tendenziale (sul gennaio 2013, ndr) si è spinta al più 3,7%, dal 3,5% di fine 2012, tornando ai massimi da quattro mesi.
La sensazione è che le condizioni di forte tensione sui mercati all’origine, con i prezzi dei vini rincarati alla prima fase di scambio di oltre il 30% su base annua, stiano trasferendosi, seppure in maniera molto attutita, a valle della catena distributiva. E questo nonostante l’alto tasso di promozionalità tuttora rilevato nei punti vendita della grande distribuzione e la situazione sicuramente poco incoraggiante dei consumi, certificata proprio nei giorni scorsi dall’Istat, che nel 2012 ha rilevato una flessione del 2,7% delle vendite retail relative al comparto food.
Le maggiori spinte, a gennaio, sono ancora una volta riconducibili al segmento dei vini da tavola che hanno fatto segnare al consumo un aumento del 6,3% annuo, contro il 2,1% delle etichette di qualità e il più 2,3% degli spumanti.
Da rilevare che le maggiori tensioni sui prezzi al consumo dei prodotti enologici sembrano in questa fase contrastare con la generale attenuazione della dinamica inflazionistica, scesa al 2,2%, dal 2,3% di dicembre 2012.
E’ stata però l’ulteriore frenata dei prodotti energetici (+5,4% l’aumento annuo, dal +9,3% di dicembre) a spiegare, in prevalenza, il rallentamento dell’inflazione di gennaio. Un effetto-sostegno, spiega l’Istat, è venuto invece dall’aumento dei prezzi di alimenti e bevande analcoliche, quantificato a gennaio in un più 3,1% tendenziale (+0,8% in un solo mese), una dinamica in forte accelerazione rispetto al 2,6% di dicembre.
Al contrario, nonostante le maggiori tensioni sui vini, il sottoindice calcolato per l’insieme delle bevande alcoliche ha mantenuto lo stesso passo di dicembre, con un più 2,6% annuo.
Un’altra significativa evidenza è che a gennaio l’inflazione di fondo, quella cioè calcolata al netto dei beni energetici e del fresco alimentare, è risalita all’1,7% (era al +1,6% a dicembre). Segno che al netto delle componenti più volatili la dinamica del caro-vita è tornata a crescere, peggiorando ulteriormente le prospettive di vendita future.
A spingere tra le referenze del comparto alimentare sono stati soprattutto gli ortaggi, i prodotti ittici e la frutta fresca. Tra i lavorati, oltre ai vini, corrono soprattutto caffè e oli di oliva, con questi ultimi che al pari dei prodotti enologici stanno recependo al consumo i forti aumenti (+40% circa su base annua) rilevati alla prima fase di scambio.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Istat