Il Consorzio del Soave scende in campo pronto a studiare strategie per sfidare il Far East,un mercato assai promettente, ma difficile, che nel 2010 ha incrementato le importazioni di vino italiano del 96%. Tra i possibili acquirenti Cina e Hong Kong ma anche Taiwan, dove il vino in bottiglia rappresenta il 98% dei consumi e ancora Singapore e Malesia. I temi sono stati affrontati sabato 21 gennaio, nell’ambito di “Sud Est Asiatico: nuove opportunità per il nostro vino”, alla Cantina di Monteforte, incontro organizzato dal Consorzio del Soave per approfondire le chance che il Far East offre oggi ai produttori vitivinicoli veronesi. All’incontro ha preso parte Larry Wang Yu-Yuan, ambasciatore di Taiwan presso la Santa Sede ed è intervenuta anche Michelle Shah, giornalista e consulente specializzata nella promozione dei vini italiani nel mondo, che ha spiegato come approdare a Singapore sfruttando nuove opportunità per il vino italiano, come ad esempio l’abolizione della tassa di importazione che dal 2008 ha portato il numero di aziende che importano da 850 a 3.550.
Ospite d’onore John H. Isacs, giornalista che collabora tra gli altri con Shanghai Daily, Daily News, Apple Daily ed è consulente per l’Italian Trade Commission, Spanish trade office, Consejo Regulador de las denominaciones Sherry-Jerez-Xeres, Tourism Australia, Cathay Pacific. Isacs ha focalizzato l’attenzione sul mercato di Taiwan, mercato da 100 milioni di euro dove, sebbene il 70% degli uomini scelga il vino rosso, comincia a prendere piede soprattutto tra le donne il vino bianco. Nonostante le conoscenze enologiche asiatiche siano ancora limitate, gli esportatori nostrani possono fare leva sull’idea che consumare prodotti italiani è di moda. “Tutti credono che il mercato cinese sia molto grande e facilmente penetrabile -ha spiegato Isacs- ma anche se la popolazione è curiosa e il mercato si muove rapidamente c’è una certa freddezza nei confronti degli occidentali e bisogna essere pronti a iniziare da zero, avvalendosi di personale intermediario cinese che attenui la diffidenza”.
Insomma gli spazi ci sono, ma bisogna imparare a servirsene e a sfruttarli e come ha chiarito Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio di tutela del Soave, “Il consorzio è molto attento a offrire ai produttori strumenti innovativi per risultare sempre all’avanguardia e competitivi, questi incontri si posizionano infatti in questa direzione. Quello asiatico può diventare veramente un mercato competitivo e redditizio se affrontato con le dovute competenze”.