Ci sono alcune notizie positive sul mercato britannico. La prima: nonostante le difficoltà economiche e l’inasprimento delle tasse, e un fenomeno di vino illegale recentemente quantificato in 700 milioni di sterline, le importazioni di vino hanno mostrato nel 2013 una tenuta insperata, con addirittura – per l’Italia – aumenti anche consistenti, specie sul fronte spumanti.
Ma andiamo con ordine, ed esaminiamo il fronte bottiglia, che nel 2013 ha totalizzato acquisti per 2,2 miliardi di sterline (-3%), per volumi in calo del 4% a 7,6 milioni di ettolitri. Il calo è ascrivibile a Francia (-9%), Cile (-7%), Australia, che ormai non fa più notizia (-12%), e Usa (-4%), mentre risultano in aumento le forniture italiane (+3%, grazie a prezzi finalmente sopra le 2 sterline al litro di media), Spagna (+6%) e Germania (+8%). Da segnalare il ritorno della bottiglia sudafricana, dopo anni di sfuso sfrenato (+22%), favorito dalla debolezza del rand.
Sul fronte sfuso (che ormai ha raggiunto oltre il 35% del totale import), Australia stabile, Usa in calo, mentre da arrembaggio sono le performance di Sudafrica (+15%) e Cile, praticamente raddoppiato in un anno. Totale generale 2013 in aumento sia sul valore (+8%) che sui volumi (+6%), per prezzi abbastanza stabili, attorno alle 90 sterline per litro.
E veniamo al fronte spumanti, dove mr. Prosecco fa vedere letteralmente i sorci verdi a spagnoli e – con le dovute proporzioni – ai francesi, in calo del 6% a valore di oltre il 14% a volume. Gli spumanti italiani, trainati dal fenomeno veneto-friulano, portano a casa 109 milioni di sterline di acquisti (+57%), per 33 milioni di litri (+66%).
Questa è l’evoluzione degli ultimi sei anni sul fronte delle quote di mercato: per inciso, l’avanzata “proseccara” si è aperta brecce in un mercato dai volumi stabili (80 milioni di litri circa), per cui le quote guadagnate sono state strappate a morsi a Cava, Champagne e tutti gli altri.
Fonte: elaborazioni Corriere Vinicolo su dati Dogane britanniche