Da oggi il Trentodoc può vantare una carta di identità che certifica la sua origine, tracciando perfettamente questo vino dal terreno alla bottiglia, e rileva i quasi 2000 composti volatili che lo caratterizzano. Tutto ciò grazie ad una serie di analisi chimiche e molecolari assolutamente innovative, condotte nell’ambito del progetto Ager vino, i cui risultati sono stati presentati alla Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Trento, durante il convegno “ll legame tra vino e territorio: qualità e peculiarità del Trentodoc”, organizzato nell’ambito della manifestazione “Trentodoc: Bollicine sulla città 2014”
Sono intervenuti il direttore generale Mauro Fezzi, i presidenti della Camera di Commercio, Giovanni Bort, il consigliere di amministrazione dell’Istituto Trento doc, Andrea Pisoni, unitamente ai ricercatori Federica Camin, Fulvio Mattivi, Silvia Carlin e Stella Grando della Fondazione Edmund Mach, Andrea Marchetti e Caterina Durante dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
Il progetto di durata triennale ”Nuove metodologie analitiche per la tracciabilità geografica e varietale di prodotti enologici” è stato coordinato dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, realizzato in partnership con la Fondazione Edmund Mach, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e sviluppato nell’ambito della piattaforma AGER – Agroalimentare e Ricerca, iniziativa sostenuta da un consorzio di 13 fondazioni bancarie italiane, tra cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.
Il progetto ha considerato il Lambrusco modenese e il Trentodoc. Per quanto riguarda quest’ultimo, oggetto del convegno di oggi, si è sviluppato attraverso diverse fasi: dalla indagine della filiera al campionamento esteso dei vari produttori, per un totale di 200 campioni analizzati tra suoli, tralci, mosti e vino. E’ stato dimostrato oggettivamente il legame tra vino e territorio di origine utilizzando diversi possibili marcatori. Si è scoperto che:
1) Il profilo dei minerali e i rapporti isotopici rimangono inalterati nel passaggio terreno – pianta fino all’uva e al prodotto finito. Il vino memorizza quindi attraverso questi marcatori le informazioni geografiche e di composizione del suolo del territorio di origine. Questo significa che d’ora in poi anche per questo prodotto è possibile capire con esattezza dove è stato prodotto semplicemente effettuando queste analisi;
2) mediante tecniche di gascromatografia bidimensionale accoppiata a spettrometria di massa è stata indagata la complessità aromatica del Trentodoc e visualizzata per la prima volta nella sua intera ricchezza: quasi 2000 composti! Questa indagine ha permesso quindi di mettere a luce le peculiarità del Trento doc;
3)il DNA del vitigno risulta estraibile e analizzabile non solo dalle viti e dall’uva ma anche dagli intermedi di lavorazione enologica. Questo perché sono stati messi a punto dei particolari sistemi di identificazione varietale basati sull’ analisi dell’intero genoma.