La potatura verde è l’insieme degli interventi che si eseguono nel corso della stagione vegetativa della vite con lo scopo di raggiungere l’equilibrio vegeto-produttivo, condizione indispensabile per la qualità delle uve. Riccardo Castaldi nella rubrica Tecnica Vinicola ne presenta le principali fasi spiegando come e quando intervenire, alla luce degli ultimi risultati della ricerca in questo campo.
Il primo intervento di potatura verde è solitamente la spollonatura, cioè l’eliminazione dei germogli che prendono origine dall’apparato radicale. Può essere eseguita manualmente quando i germogli raggiungono una lunghezza di circa 10-15 cm, più tardi sarà necessario utilizzare le forbici; l’uso di una spollonatrice meccanica o di preparati chimici rende l’operazione più agevole e veloce. La scacchiatura si esegue nella stessa fase vegetativa, quando i germogli hanno una consistenza ancora erbacea e ne prevede una selezione in funzione del sistema d’allevamento. L’eliminazione dei germogli in sovrannumero, sterili o non correttamente inseriti può essere eseguita, oltre che a mano, in modo meccanico. Il momento della pettinatura, il corretto orientamento dei germogli, deve essere invece scelto in funzione del tipo d’impianto: germogli di 50 cm nelle controspalliere basse, di 40-45 cm nella Doppia cortina, di 60-70 cm nelle controspalliere a Casarsa. In quest’ultima forma d’allevamento può essere eseguito solo manualmente. La cimatura è uno dei primi interventi di potatura verde ad essere stato meccanizzato ed ha finalità diverse a secondo l’epoca in cui viene eseguita: nel cordone libero si interviene precocemente per mantenere verticali i germogli e migliorare l’assurgenza della chioma; all’inizio della fioritura ha lo scopo di contrastare il fenomeno di colatura tipico di alcune varietà; in fase fenologica di post-allegagione e invaiatura serve a contenere lo sviluppo della chioma; prima della vendemmia consente di scoprire i grappoli così da agevolarne la raccolta. Con la defogliazione precoce si ottengono grappoli più piccoli e più spargoli, quindi meno soggetti agli attacchi della botrite; se eseguita tra l’allegagione e l’invaiatura, la defogliazione permette di scoprire parzialmente i grappoli così da creare condizioni favorevoli per la maturazione. Nei vitigni a maturazione tardiva si attua anche al termine dei periodi più caldi dell’estate al fine di migliorare le condizioni microclimatiche a livello dei grappoli. Il diradamento dei grappoli si esegue nelle viti che presentano un eccessivo carico d’uva rispetto alle effettive potenzialità produttive. L’epoca più adatta al diradamento è compresa tra l’allegagione e l’invaiatura; i diradamenti troppo precoci espongono infatti al rischio di grappoli con acini troppo grandi e compatti.
Articolo completo sul Corriere Vinicolo n. 20 del 21 maggio 2012