Si è conclusa a Milano, nella prestigiosa cornice dell’Hotel Principe di Savoia, la selezione “Il Friulano migliora invecchiando…non solo il vino”, promossa da Ersa Fvg e Consorzio delle Doc Fvg.
«L’idea di proporre una tale selezione – spiega il giornalista Daniele Cernilli, presidente della Commissione di valutazione – nasce dall’analisi oggettiva che tutti i grandi vini bianchi migliorano con il tempo. Questo concetto, universalmente noto fra gli appassionati di vino di tutto il mondo, stenta a essere compreso in Italia. I bianchi friulani – prosegue Cernilli – fanno parte proprio della categoria di quelli che migliorano con l’invecchiamento, anche il Friulano e per dimostrarlo è stata organizzata questa selezione di vini bianchi che hanno subìto invecchiamenti dai 5 anni in su».
Sugli 89 vini pervenuti, un prima selezione ha individuato i migliori sei vini per ciascuna delle tre categorie previste dal Regolamento, ovvero: i bianchi del secolo scorso, precedenti la vendemmia del 2000; i bianchi dalla vendemmia 2000 alla vendemmia 2006; i Tocai (oggi Friulano) dalla vendemmia 2000 alla vendemmia 2006 (la metà dei campioni hanno comunque ottenuto un punteggio superiore a 85). Tra i vini più longevi presentati in degustazione c’era un Tocai del 1988.
Una Commissione composta da esperti e giornalisti di settore coordinati da Daniele Cernilli, ha effettuato la seconda selezione che ha portato tre vini e altrettante aziende sul podio: il Sauvignon de La Tour 1993 della Fondazione Villa Russiz (Doc Collio), è stato ritenuto il miglior bianco del secolo scorso; il Sauvignon “Zuc di Volpe” 2004 di Volpe Pasini (Doc Colli Orientali del Friuli), il miglior bianco ottenuto da uve vendemmiate tra il 2000 e il 2006 e, da uve di Tocai friulano raccolte nello stesso intervallo temporale ha conseguito il punteggio più alto il Friulano “Ronc di Zorz” 2002 dell’azienda Livon (Doc Collio).
«I vini che hanno tutti questi anni sulle spalle – dice Giorgio Badin, presidente del Consorzio delle delle Doc Fvg – conoscono una evoluzione straordinaria nel momento in cui vengono versati nel bicchiere. Un’espressione di profumi, aromi e note leggere che si modificano velocemente nel tempo, come di chi, dopo anni trascorsi in bottiglia, torna di nuovo a respirare. Più che un obbligo a produrre vini da destinare all’invecchiamento, questa selezione vuole essere una strategia di comunicazione a supporto di quei vignaioli che decidono di percorrere questa strada. La naturale vocazione del nostro territorio alla produzione di grandi vini, soprattutto bianchi, conduce per forza a ottenere vini straordinari, anche dopo 5, 10, 20 anni di invecchiamento. La produzione dei vini invecchiati inoltre ci consentirebbe di raggiungere con più facilità anche il mercato estero».
«I risultati della selezione di questi vini vintage – conclude Mirko Bellini, direttore generale di Ersa Fvg – hanno evidenziato come essi siano l’anima di un territorio che può dare anche grandi vini bianchi da invecchiamento. La consapevolezza dei produttori di fare dei vini destinati a migliorare con il tempo, conferma l’innata vocazione delle cantine del nostro territorio nel confezionare vini che, anche dopo 20 anni, sono ancora capaci di dare ottimi risultati qualitativi. L’acquisizione di una coscienza, da parte dei produttori friulani, di avere nel DNA proprio e delle proprie vigne, il potenziale innato per produrre grandi vini da invecchiamento costituisce un’opportunità unica per un’intelligente diversificazione dell’offerta di prodotto e un ampliamento dei mercati, puntando sempre e costantemente ad aumentare l’offerta qualitativa delle aziende». Adriano Del Fabro