Il termometro segna febbre alta a settembre per il carrello alimentare. I dati Istat certificano una crescita tendenziale dei prezzi al consumo dell’1,5% (il confronto è con settembre di un anno fa). Ma appena un mese prima, ad agosto, lo stesso raffronto, anno su anno, restituiva un aumento solo frazionale, nell’ordine dello 0,9%.
Sei decimi in più in un solo mese non sono pochi, considerando che i movimenti solitamente si mantengono in un range di uno o due decimi di punto. Una svolta inflattiva, nel food & beverage, che ha colto di sorpresa anche gli analisti, propensi a considerare un’accelerazione, ma non della portata che i consuntivi hanno invece esibito in autunno.
In questo scenario, le bevande alcoliche restano su un sentiero di crescita più moderato, soprattutto se confrontato con quello dell’anno scorso. Basti al riguardo considerare che lo 0,9% di aumento tendenziale dei prezzi rilevato a settembre per enologici, spirits e birre (lo stesso ormai da cinque mesi) era quasi doppio, sempre nella dinamica annuale, esattamente un anno fa (+1,6%).
L’invarianza dell’indice alcolici incorpora movimenti di diverso segno per le singole referenze, disinflattivi per quanto concerne i vini, i cui prezzi al consumo aumentano adesso dello 0,5% (la crescita era però dello 0,6% ad agosto e dell’1,7% a settembre del 2014), e inflattivi sia per i superalcolici (+2%, dall’1,9% di agosto) che per le birre (+1,1%, contro l’1% del mese precedente).
Nel comparto spirits l’accelerazione dei prezzi al consumo riflette i rincari della componente aperitivi e di quella dei liquori e superalcolici. Per i vini, al contrario, la frenata al +0,5% si è avuta per effetto di una dinamica disinflattiva degli spumanti (dal +1,4% di agosto al +1,1% di settembre) e di una svolta deflattiva dei prezzi delle etichette comuni, che in un anno cedono adesso lo 0,2%.
Tornando al caro-alimentari, va evidenziato che la spinta autunnale trova in larga parte una spiegazione nella forte accelerazione dei prezzi dei vegetali freschi. Al food ha fatto tuttavia da contrappeso il capitolo trasporti che a settembre ha sperimentato in un anno un meno 3,3%.
Quanto all’inflazione generale, l’Istat aveva detto più 0,3% nella stima preliminare, ma ha corretto a +0,2% nel dato definitivo. Nulla dunque si è mosso rispetto alla fotografia di quest’estate (sono quattro mesi che l’indice mantiene un ritmo tendenziale di 2 decimi di punto), mentre a distanza di un mese i prezzi hanno ceduto un robusto -0,4%. p.f.