E’ un quadro complessivamente positivo, per il comparto vinicolo, quello che emerge dalle stime Oiv, presentate il 27 aprile scorso a Parigi. L’analisi dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino restituisce una fotografia migliore se si guarda alla dimensione del vigneto mondiale (7 ,6 milioni di ettari, 8mila in più rispetto al dato 2013) e ai flussi import-export (104 milioni di ettolitri, corrispondenti a una crescita del 2,6%), seppure in calo frazionale nella dimensione monetaria.
Era invece scontata la correzione al ribasso del dato di produzione, a 279 milioni di ettolitri (-4%), dopo il maxi-rimbalzo archiviato nel 2013.
Il risultato più eclatante, tuttavia, è il cruciale soprasso della Cina sulla Francia per superfici vitate, con il Dragone ormai a poca distanza dalla Spagna.
Alle cantine d’Oltralpe è andato invece il primato mondiale della produzione, mentre Madrid è balzata in testa alla classifica dei paesi esportatori, limitatamente ai volumi, spiazzando al secondo posto l’Italia.
Resta in ombra il dato sui consumi mondiali (240 milioni di ettolitri nel 2014), in calo, secondo l’Oiv, di 2,4 milioni rispetto al 2013. Leader in questo caso restano gli Usa, seguiti da Francia e Italia, paesi in cui i consumi di vino continuano però a segnare il passo.
Il rapporto contiene anche le primissime indicazioni sulla produzione 2015 dell’Emisfero australe. Dai conteggi preliminari emerge una riduzione di circa 3 punti percentuali , con la stima compresa in un range di 53 e 57 milioni di ettolitri. Sarà un anno con alti e bassi, che vedrà crescere del 2% l’Australia, ma scendere dell’8% il Cile e di oltre il 5% il Sudafrica. Argentina e Brasile dovrebbero invece replicare i livelli produttivi del 2014.